La scelta della diretta Facebook per annunciare con tanto di grancassa una decisione inevitabile e che di fatto era già stata presa da mesi non è affatto casuale. A poche ore dall'intervento in Senato sul Russiagate, infatti, Giuseppe Conte concede pubblicamente a Matteo Salvini l'onore delle armi sulla Tav. L'alta velocità si farà. Un'altra vittoria del leader della Lega, l'ennesima sconfitta del M5s che pur di restare al governo è disposto a rinnegare quello che per anni è stato uno dei temi chiave sui cui è nato e cresciuto il Movimento. È la certificazione - pubblica, ecco il perché della diretta social - che il leader della Lega è di fatto l'azionista di maggioranza e il traino dell'esecutivo gialloverde.
Una decisione ragionata quella di Conte. Che ha voluto in qualche modo imbrigliare Salvini e qualunque sua tentazione di rottura proprio alla vigilia dei due passaggi clou del governo prima della pausa estiva. Una scelta dovuta ai timori, rimbalzati anche dall'entourage di Luigi Di Maio, che questa volta il ministro dell'Interno stesse seriamente considerando la possibilità di far saltare il banco. Dopo il via libera sulla Tav, con tanto di pubblica gogna per il M5s, uno scenario davvero improbabile.
È anche per questo, forse, che la vigilia dell'atteso intervento di Conte in Senato sui presunti finanziamenti russi alla Lega scorre via con un Salvini che gioca sempre di più a distrarre l'attenzione da quelli che sono i temi chiave dei prossimi giorni: il Russiagate e il via libera alla riforma dell'autonomia differenziata. Sul primo fronte il vicepremier gioca legittimamente in difesa, consapevole che la questione è delicata perché - al di là delle responsabilità reali che stabilirà la magistratura - più se ne parla e più la goccia inizia a scavare la pietra. Discorso diverso, invece, per l'autonomia, su cui i governatori di Lombardia e Veneto Attilio Fontana e Luca Zaia hanno alzato le barricate da giorni. Eppure, anche su questo tema che per la Lega è core business Salvini sembra avere imboccato la via della sordina.
Ancora una volta, dunque, una settimana di zuffe, ultimatum e scontri all'arma bianca con tanto di offese anche sul piano personale finirà nell'ennesimo nulla di fatto. E scavallati i prossimi due giorni si può davvero dire che la finestra elettorale autunnale è definitivamente chiusa. Il governo, insomma, andrà avanti. Questa, almeno, è l'aria che si respira tra Palazzo Chigi e il Viminale, nonostante nelle ultime ore i rapporti siano stati complicati da una serie di informazioni che Conte ha preteso di avere da Salvini per preparare l'intervento di oggi in Senato. Richieste di documentazioni che sono arrivate direttamente agli uffici del ministero dell'Interno. Detto questo, quella di Conte oggi non sarà una difesa a spada tratta del vicepremier ma neanche un'offensiva contro di lui. Perché l'obiettivo è non creare ulteriori motivi d'attrito. Per lo stesso motivo il leader della Lega pare sia intenzionato a non parlare in Senato, dopo che nei giorni scorsi aveva ventilato la possibilità di replicare a Conte dai banchi della Lega e non da quelli del governo. Una scena che sarebbe ai limiti del surreale, con un vicepremier che risponde al suo premier come se fosse un semplice senatore della Repubblica. Va bene essere «di lotta e di governo» - binomio su cui Salvini ha fatto la sua fortuna in questo ultimo anno ma a tutto c'è un limite.
Quel che più colpisce, però, è come ormai da giorni Salvini sta portando avanti un «depistaggio» quasi scientifico dal punto di vista della comunicazione. Il ministro dell'Interno, infatti, ha dettato una nuova agenda proprio alla vigilia dell'intervento di Conte in Senato e del Consiglio dei ministri sull'autonomia che si sarebbe dovuto tenere domani. Prima ha aperto un nuovo fronte sull'immigrazione attaccando il suo omologo francese Christophe Castaner, poi ha riacceso i riflettori sulla Tav. E ieri è andato in visita a Bibbiano, il Comune emiliano degli affidi sospetti, dove ha annunciato una commissione d'inchiesta sulle case famiglia in tutta Italia. Silenzio assoluto, invece, sull'autonomia che sembra finire nel congelatore.
Ieri sono saltati i tavoli tecnici già programmati e quasi certamente domani non ci sarà alcun Consiglio dei ministri.D'altra parte, oggi pomeriggio la Camera vota la fiducia al decreto Sicurezza bis. E, dopo la Tav, Salvini è già pronto ad andare all'incasso dell'ennesimo successo.
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