La nostra Brexit metterà fine alla libera circolazione delle persone. Basta con gli immigrati alla ricerca di un lavoro, ci riapproprieremo dei nostri confini. Nel giorno della presentazione del documento concordato a Chequers, la premier inglese Theresa May dà un colpo alla botte e uno al cerchio, ma alla fine scontenta tutti. Dopo le dimissioni del negoziatore David Davis e del ministro degli Esteri Boris Johnson, e l'abbandono di un altro paio di sottosegretari minori, il primo ministro ha dovuto far fronte a una riunione delle Camere alquanto turbolenta, di quelle a cui i britannici non sono abituati. Dopo che il contenuto delle 98 pagine che illustrano il May-pensiero sul divorzio dall'Europa era stato anticipato alla stampa (preceduto da un messaggio su Facebook in cui la premier ribadiva lo stop alla libertà di movimento per gli europei), il documento è finalmente approdato in aula a Westminster, tra le proteste dei deputati laburisti ai quali invece non era ancora stato consegnato. Proprio per questo il primo discorso del nuovo ministro per Brexit Dominic Raab è stato bloccato ancor prima di cominciare dalle urla degli astanti indignati per l'incidente. Lo speaker dei Comuni è stato costretto a sospendere la seduta almeno fino a quando copie della bozza non sono arrivate ai legittimi destinatari.
L'illustrazione del documento non ha comunque migliorato un'atmosfera già pesante fin dalla prima mattinata, quando sui media erano apparse le durissime dichiarazioni della May che prometteva di mettere fine al libero movimento delle persone «che vogliono venire nel Paese in cerca di un qualche lavoro». Una presa di posizione che May ribadiva anche all'ex negoziatore Davis, in una lettera aperta sul tabloid Mirror, che mal si concilia con la proposta soft uscita dal meeting di Bruxelles. In tema di mercato infatti la bozza prevede un'area comune per i prodotti agricoli e industriali, ma non per i servizi, la fine della libera circolazione per le persone dopo il periodo di transizione, ma con ampie deroghe per i lavoratori specializzati e gli studenti. Pochissime righe sono di fatto riservate al problema dell'immigrazione il cui tetto massimo non viene neppure ritoccato. Eppure May insiste nel dire che «il governo darà ai cittadini la Brexit che hanno votato». Lo promette però soprattutto ai suoi colleghi di partito, quegli hard brexiteers come Jacob Rees Mogg che ancora si stanno chiedendo se non sarebbe stata meglio sfiduciarla prima di arrivare a questo punto. «Questa non è la Brexit che la gente voleva» ha dichiarato ieri Mogg rinfocolando una polemica mai spenta.
Ma non sono solo i ribelli conservatori a dimostrarsi poco convinti. Neppure i piccoli industriali sembrano totalmente soddisfatti e chiedono «maggiori rassicurazioni e dettagli prima dell'uscita». Molto critici i sindacati secondo i quali una simile proposta si rivelerà «un pastrocchio che non piacerà a nessuno, politicamente impraticabile». E il dibattito interno è destinato a infiammarsi ancora di più con i Brexiteers conservatori più oltranzisti pronti a salire sulle barricate soprattutto dopo aver scoperto che il governo ha deciso di concedere, nel dopo Brexit, la permanenza del Regno Unito anche nell'ambito della Convenzione dei diritti umani, cedendo all'ennesima richiesta da parte di Bruxelles.
Del resto il documento non ha suscitato alcun entusiasmo nemmeno nell'Unione Europea e i negoziatori hanno già fatto sapere via twitter che la proposta così com'è adesso «non è abbastanza». «Adesso la analizzeremo ha fatto sapere il negoziatore di Bruxelles Michael Barnier eppoi lunedì riprenderemo le trattative». La strada verso l'uscita è ancora lunga e tutta in salita.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.