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L'unica ricetta Ue. Vuole rimandare la riapertura delle scuole

Dopo lo stop alle funzioni, nella bozza delle linee guida spunta il prolungamento delle vacanze natalizie

La protesta dei genitori a Bari contro la chiusura delle scuole (Fotogramma)
La protesta dei genitori a Bari contro la chiusura delle scuole (Fotogramma)

Chiudere, chiudere, chiudere: dagli Urali al Portogallo un solo grido risuona in Europa. E Bruxelles, con il suo esercito di funzionari e di fini menti politiche, eleva al rango di strategia una scelta di necessità e di difesa istintiva.

Le anticipazioni delle linee guida per la lotta alla pandemia nel periodo natalizio, elaborate dalla Commissione europea e la cui presentazione è in programma oggi, non fanno ipotizzare alzate d'ingegno. «Al fine di ridurre i rischi di trasmissione nel periodo che segue la stagione delle festività», si invita a «valutare di allungare le vacanze scolastiche» o di provvedere a un congruo periodo di didattica a distanza, «in modo da introdurre un periodo cuscinetto ed evitare la diffusione dei contagi a scuola». Secondo le bozze circolate in questi giorni la Commissione chiede anche una riflessione sulla possibilità di «evitare cerimonie religiose con grossi assembramenti, sostituendole con iniziative online, in tv, o alla radio».

Il piano è dichiarato: molto semplicemente prendere tempo. Per scavallare un inverno complicato e soprattutto per fare in modo che i vaccini, uno o tanti meglio ancora, arrivino sul mercato. «Se tutto va bene, i primi cittadini europei potrebbero essere vaccinati prima della fine di dicembre, sarebbe un enorme passo verso il ritorno a una vita normale», ha detto ieri in un videomessaggio la presidente Ursula von der Leyen. «C'è una luce in fondo al tunnel, ma dobbiamo essere disciplinati - ha aggiunto. L'incertezza continua, ma oggi sappiamo che c'è una via d'uscita». Sempre ieri il portavoce della Commissione ha assicurato che dopo l'approvazione dell'Agenzia europea per il farmaco, i timbri di Bruxelles sui vaccini arriveranno al massimo in un paio di giorni.

Nel frattempo, come ha detto la von der Leyen, serve disciplina e questa si sostanzia nell'astensione da ogni attività non indispensabile. A dare l'esempio sono i circa 50mila funzionari delle istituzioni che gravitano sul centro di Bruxelles: salvo eccezioni statisticamente trascurabili sono tutti in telelavoro. Lo stesso vale per le decine di migliaia di lobbisti e giornalisti che frequentano i loro uffici. Il cosiddetto quartiere europeo, non particolarmente accogliente nemmeno in tempi normali, appare nelle settimane del secondo lockdown belga, un deserto di vetro e cemento. La conseguenza, secondo i calcoli del sito Politico.eu, è che solo nei tre distretti amministrativi vicini ai palazzi della Ue quasi 500 attività commerciali (ristoranti, bar, negozi) sono già fallite. Non pochi tra i titolari sono italiani o di origine italiana.

L'unica notizia che nelle ultime ore ha contribuito a far sorridere la città è stata quella relativa alla festa «di lockdown» interrotta dalla polizia venerdì notte. A quello che se ne sa gli agenti, avvisati da un vicino, sono entrati nei locali di un bar vicino alla Grand Place, che, per il coprifuoco in vigore, avrebbe dovuto essere chiuso. Dentro c'erano 25 persone, quasi tutti uomini, impegnati in una classica orgia. Uno è scappato passando da una grondaia, si è ferito ed è stato poi fermato e identificato dalla polizia. È un europarlamentare di Fidesz, il partito di maggioranza in Ungheria, che ha già dato le dimissioni dall'incarico.

Gli altri non si sa chi siano: almeno un paio hanno chiesto di valersi dell'immunità diplomatica che spetta ai parlamentari europei.

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