La storia dell'Ong tedesca Sea Eye

L'Ong tedesca Sea Eye è una delle organizzazioni impegnate nel recupero e soccorso dei migranti nel Mediterraneo centrale, soprattutto lungo la rotta libica

La storia dell'Ong tedesca Sea Eye

La Sea Eye è un’organizzazione non governativa tedesca attiva nel Mediterraneo centrale tramite delle navi proprie od affittate. Si tratta di una delle Ong impegnate nel recupero e soccorso dei migranti, soprattutto di coloro che intraprendono la rotta libica, quella cioè che dalle coste del paese nordafricano giunte poi in Italia.

Per tal motivo, la Sea Eye è una delle organizzazioni entrata più volte nel mirino del governo italiano, sia durante l’esperienza al Viminale di Marco Minniti che durante quella di Matteo Salvini. Attualmente la Sea Eye è molto attiva con la nave Alan Kurdi.

La fondazione di Sea Eye

L’Ong Sea Eye viene fondata nell’autunno del 2015. Quello è il tempo in cui in Germania vengono poste in essere diverse associazioni ed organizzazioni, in quanto quei mesi sono contraddistinti dall’esplosione del fenomeno migratorio lungo la rotta balcanica. Migliaia di migranti, in gran parte proveniente da una Siria dove l’Isis è nel pieno della sua avanzata, risalgono i Balcani e raggiungono la Germania.

Angela Merkel ha attuato in quei mesi la politica delle porte aperte, in totale più di mezzo milione di siriani entrano in territorio tedesco. Alcune Ong fondate in quel periodo, come ad esempio la Sea Watch, decidono di operare nell’Egeo. È lì in quel frangente che si concentra l’emergenza ed il grosso del fenomeno migratorio.

Ben presto l’opinione pubblica tedesca sarà contraria alla politica di Angela Merkel, quell’ondata migratoria produrrà infatti effetti politici, quali la firma degli accordi con Erdogan e la crescita dell’Afd, ancora oggi ben visibili.

Come detto, nel bel mezzo della crisi della rotta balcanica viene fondata al Sea Eye. A lanciare l’iniziativa a Ratisbona è l’imprenditore Michael Buschheuer. Quest’ultimo fa partire l’esperienza dell’Ong acquistando l’ex peschereccio Sternhai, denominandolo per l’appunto Sea Eye.

L’obiettivo e le ideologie della Sea Eye

Il primo obiettivo della Sea Eye è quello di intraprendere, come accennato in precedenza, attività di soccorso in mare. Ricerca e soccorso di migranti nel Mediterraneo, soprattutto lungo la rotta libica, ben presto diventano le principali attività dell’Ong.

Ma la Sea Eye persegue anche idee politiche, al pari di altre Ong come ad esempio la già citata Sea Watch, anch’essa tedesca. Entrambe condividono ideologie molto vicine ad ambienti cosiddetti “no border”. Per questo la Sea Eye si a portavoce di idee relative ad un più facile accesso dei migranti in Europa, tramite soprattutto la creazione di corridoi umanitari in grado di accogliere coloro che intraprendono i viaggi della speranza lungo il Mediterraneo.

L’Ong Sea Eye vede inoltre, nelle azioni di respingimento dei barconi, un elemento in grado di peggiorare la situazione umanitaria e di mettere in pericolo la vita stessa dei migranti. La Sea Eye, anche per questo motivo, si è sempre rifiutata di consegnare in più occasioni i migranti soccorsi alla Libia.

Chi finanzia la Sea Eye

L’Ong tedesca appare molto vicina alla Chiesa evangelica tedesca, con quest’ultima che anche nel recente passato ha dato importanti contributi alla Sea Eye. A testimonianza di ciò, come raccontato in un reportage di Fausto Biloslavo, in un portale ad hoc Sea Eye e Sea Watch hanno ringraziato le Chiese “per la promozione del salvataggio in mare nel Mediterraneo”. All’interno del portale, ache le pubblicazioni delle dichiarazioni e dei volti di alti esponenti ecclesiastici come testimonial per le donazioni. Tra questi, anche il cardinale cattolico Reinhard Marx.

Al di là del supporto trovato nel mondo ecclesiastico, la Sea Eye ha più volte affermato di ricavare molte entrate dai contributi privati donati in Germania, così come in diversi eventi di crowfunding effettuati anche al di fuori del territorio tedesco.

Le missioni della Alan Kurdi

La principale nave usata dalla Sea Eye, è la Alan Kurdi: acquistata nell’autunno del 2018, essa prende il nome dal bambino ritrovato morto nel settembre 2015 lungo le coste turche.

Un nome quindi simbolico, che si rifà ad una delle immagini simbolo del fenomeno migratorio. Sia ad aprile che a luglio del 2019, la Alan Kurdi si è vista rifiutare dal governo italiano l’accesso presso i porti del nostro paese. La Sea Eye è infatti una delle Ong che ha instaurato più tensioni con l’ex ministro dell’interno Matteo Salvini, fautore di una politica volta a ridimensionare il ruolo delle organizzazioni nel Mediterraneo.

L’ultima missione della Alan Kurdi non è stata priva di polemiche: con i suoi 88 migranti a bordo, il 3 novembre

2019 la nave è entrata nel porto di Taranto, con il via libera dato dal nuovo governo italiano visto dai detrattori delle Ong come segno di un cedimento della politica di Roma nel contrasto all’immigrazione. Prima di arrivare in acque italiane, la Alan Kurdi è stata protagonista di una situazione di tensione con la Guardia Costiera libica.

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