Strasburgo può restituire al Cav la dignità politica

La sentenza avrebbe un alto valore morale: dimostrerebbe l'accanimento su Berlusconi

Strasburgo può restituire al Cav la dignità politica

Roma - Dal punto di vista strettamente legale, per gli avvocati di Silvio Berlusconi, dopo aver ottenuto la riabilitazione del leader di Forza Italia, la sentenza di Strasburgo appare inutile. La candidabilità c'è e non serve il responso della Corte europea dei diritti dell'uomo. Dal punto di vista politico, però, la Grand Chamber della Cedu, potrebbe restituire al Cavaliere la dignità, stabilendo che non doveva essere privato del seggio di senatore e quindi ha subito un'ingiustizia.

Se oggi ad Arcore si festeggia la decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano, domani bisognerà discutere del verdetto atteso in autunno da Strasburgo e il pool dei legali italiani e stranieri (i penalisti Fausto Coppi e Niccolò Ghedini, gli specialisti in materia internazionale e diritti umani, Edward Fitzgerald, Giulio Nascimbene e Andrea Saccucci) valuteranno le ripercussioni nella nuova situazione.

Il ricorso presentato dall'ex premier è contro l'applicazione «retroattiva» della legge Severino, che il 27 novembre 2013 lo ha estromesso dal Senato e reso incandidabile per 6 anni, dopo la condanna a 4 anni (3 coperti da indulto) per frode fiscale nel processo Mediaset. La prima e unica udienza di fronte ai 17 giudici di Strasburgo si è tenuta 3 anni dopo, il 22 novembre scorso.Ora la sentenza potrebbe condannare l'Italia e il Parlamento per aver ingiustamente estromesso il Cavaliere dal Parlamento. «La Corte - ha spiegato Saccucci- potrebbe imporre di correggere la legge, oppure affermare che non è stata applicata correttamente, cioè irretroattivamente. E potrebbe ordinare di riparare immediatamente, con la reintegrazione nel seggio in Senato». Solo l'ultima frase a questo punto perde valore.

Per la Cedu quella sollevata da Berlusconi è una questione nuova, secondo i suoi legali, perché questo tipo di norme non è mai stato applicato retroattivamente.

Non ci sono precedenti, non i casi de Magistris e De Luca considerati diversi, ma casi comparabili, in cui la Corte ha considerato misure di decadenza e di interdizione dai pubblici uffici come misure gravi, che hanno una valenza penale. E su questo conta il Cavaliere.

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