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La strategia dell'accusatore dei grillini: vuotare il sacco per evitare l'estradizione

Carvajal pronto a fare i nomi dei "complici". E chiama in causa un petroliere

La strategia dell'accusatore dei grillini: vuotare il sacco per evitare l'estradizione

Guadagna giorni. Settimane. Forse, mesi. L'ex capo dell'intelligence venezuelana Hugo Carvajal, detto «El Pollo» per ora non si muove da Madrid. Un cavillo nella procedura di estradizione, ma soprattutto la richiesta di asilo politico avanzata dai suoi legali.

Carvajal è pronto a consegnare all'Audiencia Nacional i nomi dei suoi collaboratori, in pratica la rete delle spie venezuelane che per anni hanno inondato i partiti antisistema di mezzo mondo di dollari. Carvajal però chiede certezze e non è detto che il braccio di ferro si possa risolvere in breve. Anche se proprio oggi l'Audiencia Nacional potrebbe correggere l'errore e rimettere in moto immediatamente la procedura congelata.

In ogni caso il caso dilaga dentro e fuori i confini del Paese: a Buenos Aires è già stato aperto un fascicolo e altrettanto, rivela ora la Stampa, è accaduto in Italia l'anno scorso.

Insomma, a Madrid sono arrivate o stanno arrivando rogatorie che potrebbero mettere in imbarazzo molti leader di partiti dell'America Latina e dell'Europa. Compresi i 5 Stelle italiani che avrebbero ricevuto dieci anni fa una valigetta passata per il consolato di Milano.

«Carvajal è disposto a consegnare la sua lista segreta ai magistrati spagnoli - spiega al Giornale l'avvocato María Dolores Arguelles - ma siamo in una fase di attesa. Dobbiamo capire cosa accadrà sul fronte dell'estradizione e soprattutto rispetto alla domanda di asilo che era già stata rigettata e che abbiamo riproposto in appello. Questa situazione di stallo in media dura un anno, in questo caso si potrebbe comprimere, ma comunque per completare tutti i passaggi ritengo ci vogliamo almeno tre mesi». Una partita che è insieme politica e giudiziaria e che dunque non offre certezze perché un colpo di scena in un senso o nell'altro è sempre possibile. E il destino dell'ex generale è perfettamente in bilico.

Lui intanto affina la strategia e lascia filtrare qualcosa dai suoi cassetti: una somma importante sarebbe andata in Spagna a Podemos, ma non solo: 21 valigette sarebbero atterrate all'aeroporto di Buenos Aires e sarebbero arrivate al partito dei Kirchner. C'è poi la ormai famosa donazione a Gianroberto Casaleggio che il figlio Davide nega sdegnato.

In contemporanea, Carvajal disegna a grandi linee l'organigramma degli 007 impegnati in quella politica di «destabilizzazione», di cui ha parlato proprio al Giornale il deputato dell'opposizione Armando Armas.

Ecco che sul piatto Carvajal mette il nome potente e temuto di Rafael Ramirez, l'ex numero uno dell'ente petrolifero di Stato, il bancomat di Chavez e Maduro. A un certo punto Ramirez avrebbe rotto con il governo ed è scappato a Roma dove vive indisturbato e rispettato. Ora Carvajal lo chiama in causa e fa intendere che più di un'operazione è stata condivisa.

Come andrà avanti la magistratura spagnola? Impossibile sapere se quella italiana abbia già provato a sondare proprio Ramirez. Di sicuro, i pm di Milano hanno già ascoltato, attraverso la polizia giudiziaria, Giovanni Favia, ex leader politico dei 5 Stelle poi espulso da Grillo. «Fui contattato da personale diplomatico venezuelano- conferma al Giornale - perché il regime voleva un contatto autorevole con il Movimento. Io a mia volta li misi in relazione con la Casaleggio Associati e con Grillo.

Poi non so cosa sia successo, ma posso dire che l'anno scorso, subito dopo aver raccontato ai giornali la mia esperienza, sono stato ascoltato come testimone nel procedimento milanese».

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