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Strigliata a Confindustria "Adesso ci lascino lavorare"

Il vicepremier contro gli attacchi di via dell'Astronomia: «Qualcuno zitto per anni, l'Italia diventerà migliore»

Strigliata a Confindustria "Adesso ci lascino lavorare"

L a sensazione di essere di fronte a un salto di qualità. L'evocazione del «limite della pazienza» che ha lasciato intravedere il desiderio di entrare in maniera più decisa sulle questioni politiche. Un senso di unità che ha permesso di riunire 12 organizzazioni in passato anche concorrenti e ora alleate nel nome di un attacco alla crescita di cui il governo rischia di essere protagonista.

Il giorno dopo l'affondo dei tremila imprenditori riuniti a Torino Matteo Salvini sceglie di rispondere in maniera dura, concentrando i suoi strali su Confindustria. «Siamo qui da sei mesi, ascolterò e incontrerò tutti ma lasciateci lavorare. C'è qualcuno che è stato zitto per anni quando gli italiani, gli imprenditori, gli artigiani venivano massacrati. Ci lasciassero lavorare e vedranno che l'Italia sarà molto meglio di come l'abbiamo ereditata. La nostra è una manovra seria, una manovra che ha degli investimenti che non ci sono mai stati negli anni precedenti».

Stoccate a Confindustria non erano mancate neppure nei giorni scorsi. Qualche giorno fa Salvini aveva apostrofato così la confederazione degli industriali: «Alcuni come Confindustria non so quanto rappresentino gli imprenditori veri». Ieri dopo essersi tolto il primo sassolino dalla scarpa il leader della Lega ha cercato di riaprire un canale di dialogo, tendendo la mano al presidente di Confidustria, Vincenzo Boccia, dicendosi disponibile per un caffè e un confronto sulla manovra. La risposta del numero uno della confederazione degli industriali non si è fatta attendere: «Apprezziamo la disponibilità al dialogo, ma n caffè non basta, questa volta ce ne vogliono 12, quante erano le categorie che ieri erano a Torino. E occorrono fatti sulla coerenza della manovra economica, sui temi che abbiamo posto a Torino nell'interesse del Paese e di chi intenderebbe rappresentare anche il mondo dei produttori della nazione. Voglio solo segnalare che ieri eravamo l'associazione che rappresenta tre milioni di imprese: penso che sia un campione cosiddetto statisticamente valido rispetto agli imprenditori che incontra il ministro, il cui numero credo sia sicuramente inferiore rispetto ai nostri». Boccia, poi intervenendo a Palermo, ha concesso un pubblico elogio a Gian Marco Centinaio, inviando al contempo una stoccata a Luigi Di Maio. «È molto più bello confrontarsi con una persona come lei, guardarsi in faccia. Le riconosco competenza e capacità di dialogo a differenza di qualche suo collega di governo che ci chiede di mandare mail» le parole pronunciate nella sede di Sicindustria.

Naturalmente la freddezza tra Boccia e Salvini non può essere liquidata come semplice scontro tra diversi, confronto antropologico tra grisaglie e felpe ruspanti. Dagli imprenditori è arrivato un segnale forte contro una manovra che dal loro punto di vista fa debito senza fare infrastrutture, fa spesa corrente improduttiva senza fare investimenti. Certe scelte non sono piaciute nel merito, ma anche nel metodo. Perché ad esempio sulla Tav incontrare i locali su un tema evidentemente di respiro nazionale? Ma dentro la Confederazione c'è ancora chi spera in un appeasement, in un ravvedimento operoso e in un cambio di rotta.

Nel nome della crescita più che della ragion di governo.

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