Questa volta spiegarla all'estero sarà dura. Non che governi e osservatori stranieri si aspettino livelli di apprezzabile razionalità da un crisi di governo italiana («in fin dei conti sono 66 dal 1946 a oggi» scherzava ieri un giornalista tedesco). Ma l'ultima rischia di superare ogni limite. E lo stupore con cui si guarda all'ennesima capriola della politica romana si riflette nei commenti della stampa internazionale.
«Nel mezzo di una crisi sanitaria ed economica che ha provocato la peggiore perdita di vite umane dalla Seconda guerra mondiale, nemmeno gli italiani riescono a capirci nulla», scriveva ieri il sito Politico.com.
Dal punto di vista economico la delicatezza del momento era sintetizzata qualche settimana fa da un articolo di Le Figaro: l'Italia ha il 13,2% del Pil europeo, ma sarà la prima destinataria degli aiuti anti-pandemia decisi a Bruxelles, visto che porta a casa il 28% del pacchetto, scriveva il giornale francese. «La Penisola ha un'occasione storica per recuperare il ritardo di crescita dell'ultimo decennio. Saprà approfittarne? E se sì, come?»
La risposta rischia di essere espressa dalla perdita di valore sui titoli italiani, con relativo rialzo dei rendimenti, segnalata sui mercati già da martedì. Con i conseguenti commenti degli operatori: «Se Renzi manterrà la promessa di ritirare i ministri ci saranno perdite non solo in Italia ma in tutta l'eurozona», diceva Thomas Altmann, consulente della società di investimento QC Partner, citato dalle agenzie internazionali.
Come in un gioco dell'oca siamo, dunque, di nuovo da capo. L'Italia, destinataria del maggiore sforzo Ue per la ripresa post-virus, e osservata speciale per difficoltà economiche e incapacità della politica, torna ad essere vista come un rischio per l'intera Europa.
Gli analisti più volenterosi, come il corrispondente di Der Spiegel da Roma Frank Hornig hanno cercato di spiegare il duello Renzi-Conte in termini psicologici: «Da poco prima di Natale i due rivali non fanno che litigare come adolescenti sensibili e permalosi». Alla radice di tutto, secondo Hornig, «la battaglia di un uomo disperato», Renzi, che si considera il deus ex machina dell'attuale governo, ma che non ha ricevuto dal premier Conte la «gratitudine che si aspettava». Quanto alle questioni concrete e all'impiego dei soldi in arrivo dall'Europa, scrive il giornalista «non contano più nulla, contano ego e nervi saldi».
Un altro giornalista tedesco, a Roma da molti anni, Tobias Piller, corrispondente della Faz, non ha perso tutte le speranze: «Conte voleva distribuire i soldi in arrivo con criteri clientelari», perché la politica italiana sta già «cercando di comprare i voti» per la prossima tornata elettorale del 2022
o del 2023 con gli aiuti di Bruxelles. Allora tanto vale, «togliere di mezzo queste tentazioni grazie a un voto immediato, con la speranza che dopo le urne possa formarsi un governo un po' più lungimirante dell'attuale».
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