Cronaca locale

Stuprò una donna per strada: incastrato dal dna dopo 14 anni

I carabinieri sono risaliti all'uomo, in carcere per altri reati, grazie ai profili genetici su un mozzicone di sigaretta

Stuprò una donna per strada: incastrato dal dna dopo 14 anni

Milano. L'incubo di questa donna dura da 14 anni. Dall'alba di un giorno d'agosto del 2006, quando uno sconosciuto l'ha violentata per strada e poi è diventato un fantasma. Al trauma dello stupro si era aggiunta col passare del tempo la certezza, nonostante le intense ricerche dei carabinieri, che il responsabile non sarebbe mai stato trovato. Invece ieri mattina è stato arrestato un uomo accusato di quella aggressione. Il Dna repertato sulla scena del crimine e custodito nella Banca dati nazionale per tutti questi anni è risultato corrispondente al profilo genetico di un detenuto a San Vittore per altra causa. È lui, per la scienza e per la Procura di Milano, lo stupratore fantasma.

La vittima, italiana, aveva 41 anni all'epoca dei fatti. Il 20 agosto 2006 si era presentata sotto choc al pronto soccorso della clinica Mangiagalli. Aveva raccontato che alle 6 del mattino, mentre raggiungeva la fermata dell'autobus in viale Umbria per andare a lavorare in ospedale, un uomo descritto come nordafricano l'aveva seguita e avvicinata con la scusa di chiedere l'ora. La strada era deserta e in quel periodo la via dell'aggressione, semi centrale, era accanto a un'area abbandonata dove dormivano alcuni senzatetto. Lo sconosciuto l'aveva afferrata e le aveva messo la mano sulla bocca per non farla urlare. L'aveva trascinata dietro alcuni cespugli, lì costretta a spogliarsi e violentata ripetutamente minacciandola di morte con una grossa pietra. Le aveva rubato una catenina d'oro, 20 euro e il cellulare, scomparendo subito dopo. I carabinieri del Comando provinciale e della Sezione investigazioni scientifiche avevano raccolto sulla scena alcuni mozziconi di sigaretta, uno dei pendenti che indossava la donna, il sasso utilizzato come arma e un capello nero.

I reperti, insieme ai tamponi vaginali e ai vestiti portati dalla vittima, sono stati inviati al Ris di Parma, che ha estratto il profilo genetico. Da un mozzicone e dalle tracce biologiche di un tampone è stato possibile ricavare un profilo Dna maschile, appartenente alla stessa persona. Nei mesi successivi però dalle indagini non era emerso nessun altro elemento utile e il caso era stato archiviato. Lo scorso 30 novembre la sorpresa. Il Ris di Parma ha comunicato che la Banca dati nazionale del Dna aveva trovato una corrispondenza (un match) tra il profilo genetico tipizzato nel caso del 2006 e quello di un tampone salivare fatto a un uomo finito a San Vittore per furto nel 2017 e poi scarcerato.

Dal momento del match la riapertura delle indagini dei carabinieri della Compagnia Porta Monforte, coordinati dal procuratore aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo. Dopo lunghe ricerche l'indagato è stato rintracciato e arrestato. Ieri mattina sono scattate le manette, su ordinanza emessa dal gip di Milano Tommaso Perna, per un cittadino algerino di 49 anni, senza fissa dimora, irregolare in Italia e con precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio e contro la persona. Ora è accusato di violenza sessuale aggravata e rapina aggravata. La Banca dati del Dna è uno strumento di indagine dalle grandi potenzialità, soprattutto per crimini spesso seriali come gli stupri e i furti in casa e per risolvere cold case.

Tuttavia, spiegano gli esperti, si tratta di una strada ancora poco battuta dagli stessi inquirenti.

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