Su Hamas l'ira di Israele. "I 3 corpi non sono ostaggi"

I jihadisti: "Vogliamo restituire gli ultimi 11 cadaveri ma ci serve aiuto". Attacco a Netanyahu del figlio di Rabin

Su Hamas l'ira di Israele. "I 3 corpi non sono ostaggi"
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Israele fa sapere che i resti parziali dei corpi restituiti venerdì non sono di ostaggi rapiti quel drammatico 7 ottobre di due anni fa. Hamas si dice pronta a collaborare e replica che vuole recuperare tutti gli 11 rimasti, ma spiega che serve aiuto. Nel frattempo la battaglia continua nonostante il freno di Washington. Il gruppo islamista denuncia: "All'alba attacchi israeliani a Khan Yunis". Mentre il Centcom ha pubblicato un video, ripreso da un drone, che mostra quelli che definisce operativi di Hamas intenti a saccheggiare un camion di aiuti nella Striscia meridionale. Interviene anche il patriarca di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa che afferma: "Secondo me la tregua reggerà, perché la vogliono gli Stati Uniti e i Paesi arabi". Trent'anni dopo l'assassinio del padre Yitzakh, rompe il silenzio pure Yuval Rabin. E punta il dito contro Benjamin Netanyahu accusandolo di avere di fatto protetto Hamas e di essere ora interessato unicamente alla sua sopravvivenza politica.

È cominciato anche il dibattito sulla seconda fase del piano postbellico di Donald Trump. I governi di Berlino e Amman, ritengono che la forza internazionale che sarà dispiegata a Gaza dovrà essere autorizzata dall'Onu. L'opinione pubblica interna dello Stato ebraico ha però un'idea precisa del ruolo della propria nazione in questa crisi. Il 69% degli israeliani ritiene che il Paese sia diventato uno stato vassallo dell'America. A rivelarlo è un sondaggio di Canale 12. Secondo la stessa inchiesta, il 67% dei cittadini dello Stato ebraico pensa anche che siano gli Stati Uniti al momento a decidere le operazioni delle forze armate a Gaza.

Abu Mazen, da parte sua, tesse relazioni diplomatiche, e venerdì 7 novembre sarà a Roma dove incontrerà il Papa, Mattarella e Meloni.

L'Onu, invece, continua a condannare l'aumento della violenza dei coloni israeliani contro i raccoglitori di olive palestinesi in Cisgiordania. "Ottobre 2025 è sulla buona strada per essere il mese più violento da quando l'Unrwa ha iniziato a monitorare le azioni dei coloni nel 2013", ha affermato l'agenzia. Il direttore dell'Unrwa per la Cisgiordania occupata, Roland Friedrich, ha spiegato che questi attacchi "minacciano lo stesso stile di vita di molti palestinesi", poiché rappresentano il principale mezzo di sostentamento per molti. Anche sul fronte libanese proseguono le schermaglie. Un attacco israeliano con drone ha preso di mira un veicolo a Kfar Sir, nella zona meridionale di Nabatieh. Hezbollah però si sta riarmando, mettendo a rischio il cessate il fuoco.

Le truppe dello Stato ebraico avanzano pure nella parte sud della Siria, nella regione di Quneitra, dove è stato inviato un convoglio di veicoli militari verso l'area strategica di al-Talal-Ahmar. Negli ultimi mesi, l'esercito di Tel Aviv ha effettuato diverse incursioni transfrontaliere, nonostante gli appelli internazionali a porre fine alle violazioni del territorio. Dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad alla fine del 2024, Israele ha esteso la sua occupazione delle alture del Golan siriane conquistando una "zona cuscinetto". Il presidente siriano Ahmed al-Sharaa, invece, si accredita tra le potenze internazionali.

Andrà a Washington questo mese per aderire a un'alleanza contro l'Isis.

Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman pure dovrebbe firmare un patto di difesa reciproca con gli Stati Uniti durante la sua visita alla Casa Bianca, prevista per metà novembre.

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