«Zero polemiche, zero minacce e zero tensioni» col governo, promette Matteo Renzi.
La Leopolda numero dieci, che si è aperta ieri, è la prima senza il Pd: a un mese esatto dalla scissione e dalla nascita del suo nuovo partito, Italia viva, l'ex premier torna a Firenze e prova ad aprire una nuova fase. Il blitz estivo che lo ha visto sbarrare la strada del voto ad un frastornato Salvini e nel sospingere il Pd verso il governo Conte bis gli ha regalato un rinnovato protagonismo, e la Leopolda è la vetrina ideale per celebrarlo. Con un intento: strattonare il governo, ma senza metterlo a rischio, come ha messo in chiaro da subito: «Leggo di strane idee: Renzi vuol fa cadere il governo... Ma sei hai fatto nascere il governo un mese fa e dopo un mese lo fai cadere, ti ricoverano per schizofrenia», ha detto aprendo l'evento.
Presidiare il centro liberale che rifugge il populismo del centrodestra salviniano e del centrosinistra grillino; togliere ossigeno politico e spazi di manovra al Pd; recuperare il voto moderato di Forza Italia. Non a caso Renzi fa sapere che gli piacerebbe avere alla Leopolda Mara Carfagna e darle «un ruolo da protagonista».
Le assenze però pesano più delle presenze: non solo, come è comprensibile, non c'è nessuno del Pd zingarettiano, ma non ci sono neppure i compagni di strada di una vita che hanno rotto con il leader. Dall'amico fraterno Luca Lotti all'instancabile mediatore Lorenzo Guerini, che Renzi aveva soprannominato «Arnaldo» come Forlani. Dal capogruppo dei senatori Andrea Marcucci al direttore di Democratica Andrea Romano alle pasionarie Alessia Morani, Simona Malpezzi, Alessia Rotta, Anna Ascani. Al toscanissimo Dario Parrini che scuote la testa: «La Leopolda non è più la stessa cosa: questa è il congresso fondativo di un nuovo partito».
«Certo dispiace per tanti amici che non ci sono, ma per noi è una liberazione essere usciti dal Pd», assicura il renziano Luigi Marattin, che segue la manovra per Italia viva. Per Renzi sarà una Leopolda «simile a quella delle origini: di sfida, da pionieri». E taglia corto con gli amarcord: «Anziché perderci in struggenti nostalgie ragioneremo di come sarà il mondo tra 10 anni. E di quale Italia vogliamo». Come in ogni edizione, l'ex premier sarà il mattatore. I vip degli anni di Palazzo Chigi non ci sono più, ma le immagini di quei tempi campeggiano sulle pareti di una mostra fotografica che Renzi ha inaugurato, dedicata all'amico e fotografo, Tiberio Barchielli, morto un anno fa. Tra le foto esposte, quella che più piace all'ex premier lo ritrae seduto in chiacchiere con Obama e la Merkel, durante un G7.
Ma quella che forse più colpisce lo ritrae mentre passeggia tra gli alberi della residenza dell'ambasciata italiana a Washington insieme al suo ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: fianco a fianco, sorridenti, con l'atteggiamento complice dei vecchi amici. Pochi anni fa, tre governi fa, una vita fa.
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