Guerra in Ucraina

L'Ue trova l'intesa sullo stop all'import del petrolio russo. Ma è una decisione piena di eccezioni

L'embargo sul greggio via mare scatterà solamente fra 8 mesi. Sugli oleodotti vince Orbán: Ungheria esclusa dal blocco via terra

L'Ue trova l'intesa sullo stop all'import del petrolio russo. Ma è una decisione piena di eccezioni

L'Unione europea esulta per il via libera politico al sesto pacchetto di sanzioni alla Russia arrivato durante il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo, conclusosi ieri. Ma Bruxelles già tentenna a parlare di settimo pacchetto, quello più spinoso, sul gas. E incassa le critiche del presidente ucraino Volodymyr Zelensky per la lentezza della sua decisione: «Quando passano oltre 50 giorni tra il quinto e il sesto pacchetto di sanzioni, la situazione non è accettabile per noi».

Lo stop agli acquisti di petrolio importati via mare, deciso dopo un'estenuante giornata lunedì, ma i cui dettagli sono in corso di definizione, scatterà solamente fra otto mesi ed eccezioni speciali saranno concesse alla Repubblica Ceca per 18 mesi e alla Bulgaria fino al 2024. L'alto rappresentante per la Politica estera della Ue, Josep Borrell, parla di «embargo storico per paralizzare la macchina da guerra di Putin», con il quale si interromperà l'acquisto di oltre il 90% del greggio russo. «È stato un Consiglio europeo di successo - conferma orgoglioso il cancelliere tedesco Olaf Scholz - Abbiamo mandato ancora un segnale di unità per rendere molto chiaro che agiamo insieme». Altrettanto soddisfatto si è mostrato Viktor Orbán, il primo ministro ungherese che fino alla fine ha messo i bastoni fra le ruote e cercato garanzie. «Un'intesa è stata raggiunta» e «l'Ungheria è esente dall'embargo sul petrolio». All'unità europea si è arrivati con deroghe ed eccezioni. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel spiega che il testo legislativo «è in fase di realizzazione» e potrebbe essere pronto già in queste ore, per essere formalizzato al massimo domani. Quel che è certo è che lo stop all'import del greggio russo riguarderà per ora solamente gli acquisti che viaggiano via mare e non quelli per oleodotto. Un compromesso che ha offerto all'Ungheria di Orbán le garanzie che cercava, rendendo un servizio anche ad altri Paesi come Slovacchia e Repubblica ceca, dove arriva l'oleodotto di Druzhba. Il consenso si è trovato, ma non senza difficoltà e casi particolari, a un mese dall'annuncio. Un tempo troppo lungo per Kiev. E secondo fonti europee, la Ue sta valutando l'introduzione di dazi al petrolio russo in arrivo dagli oleodotti, come extrema ratio se non si trovasse la quadra sulla scadenza delle deroghe, che molti ritengono non possano essere infinite.

La partita sul gas sarà ancora più complessa. Mosca ha già interrotto le forniture a cinque Stati, Finlandia, Bulgaria, Polonia, Olanda e Danimarca. Ma Ursula von der Leyen non indietreggia: «La nostra risposta deve essere chiara e dobbiamo gestire l'abbandono delle fonti russe. Ora le sanzioni mordono forte l'economia» di Mosca. Poi rassicura: «Le scorte dell'Ue sono al 41%, più alte rispetto allo stesso periodo l'anno scorso». Nel frattempo, anche grazie al pressing di Mario Draghi, la Commissione «prenderà tempo per studiare il modo migliore di attuare il tetto al prezzo del gas», come misura temporanea.

Ciascuno sventola i propri successi. E ora tutti concentrati sulla crisi del grano. Anche perché, sul settimo pacchetto di sanzioni, Emmanuel Macron spiega che «non dobbiamo escludere niente», mentre von der Leyen non ritiene «attuale» parlarne. Ci pensa Mosca a indicare i rischi: sul gas l'Europa «avrà problemi molto più seri e contraddizioni interne rispetto al petrolio». La presidente della Commissione spiega: come Europa «dobbiamo incrementare la produzione alimentare e ci aspettiamo esportazioni record di 40 miliardi di tonnellate di cereali nel 2022 e 2023». Macron si dice fiducioso che la situazione possa sbloccarsi, dopo i negoziati tra Russia e Turchia e riferisce di aver proposto a Putin, nel colloquio di sabato, «un'iniziativa per una risoluzione Onu» che sblocchi i carichi fermi a Odessa.

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