Coronavirus

Sui tamponi l'Oms fa l'ennesima giravolta "Guariti anche senza un esame negativo"

Ora bastano tre giorni senza sintomi. Bari, donna "prigioniera" di Immuni

Medici in corsia contro il Covid (La Presse)
Medici in corsia contro il Covid (La Presse)

Criteri clinici e non più diagnostici per decidere sulla fine dell'isolamento del paziente Covid 19. L'Organizzazione mondiale della sanità ha modificato le raccomandazioni sul rilascio dalla quarantena che erano state messe a punto in gennaio. Ora la fine dell'isolamento viene decisa in base ai sintomi e non al test che non sarà necessario ripetere per uscire dall'isolamento. Per i pazienti sintomatici la quarantena potrà considerarsi finita 10 giorni dopo l'insorgenza dei sintomi, più almeno 3 giorni senza sintomi, ovvero senza febbre o tosse. Mentre per i pazienti asintomatici che non hanno manifestato né tosse né febbre l'isolamento potrà essere interrotto 10 giorni dopo il tampone positivo. Ma perché questa modifica? La scelta dipende dalla caduta della carica virale che si considera non più infettiva. In sostanza è emersa un'evidenza scientifica sul fatto che dopo 9 giorni dall'insorgenza dei sintomi il virus attivo, in grado di contagiare, non è più presente nei campioni respiratori dei pazienti. Nel tampone invece vengono rilevate tracce non vitali di RNA (non pericoloso) per molte settimane.

Ora il ministero della Salute dovrà decidere se adottare o meno queste raccomandazioni. E certamente la necessità di eseguire tamponi che arrivavano in ritardo o addirittura mai è stato uno dei nodi della gestione dei malati in isolamento domiciliare asintomatici o paucisintomatici.

Non solo. Ora con l'applicazione per il contact tracing emergono casi problematici perché Immuni non è immune dagli errori. Almeno a quanto afferma una signora di Bari alla quale è stata imposta la quarantena a causa di un presunto contatto con un positivo che lei è sicura non possa essere avvenuto. Oltretutto, come è già avvenuto in passato nelle zone più colpite dall'epidemia, alla signora viene imposto di restare in casa anche se non ha sintomi e proprio perché non ha sintomi non le viene eseguito il tampone che escluderebbe la sua positività e le permetterebbe di uscire di casa. La protagonista dell'odissea ha raccontato quello che è accaduto: finire «in carcere» con l'unica colpa di aver scaricato la app Immuni, come spiega lei stessa, «per senso civico». La signora 63enne racconta che sabato scorso si è recata al mare e poi la sera è andata a cena fuori. Tutto tranquillo un normale week end fino a quando, una volta rientrata a casa, la signora riceve un segnale dalla app, così come previsto dal sistema. Viene inviato un codice che va comunicato al medico di famiglia che a sua volta avvisa la Asl di zona. E così martedì scorso inizia l'incubo: la signora viene avvisata dai servizi di prevenzione che le impongono la quarantena per due settimane. Nella certezza di non aver avuto contatti con positivi la signora protesta e chiede di poter effettuare subito il test sierologico e il tampone che però le viene negato.

Ma la signora è certa di non essere stata contagiata perchè, assicura, è stata attentissima e il bollettino della Regione venerdì e sabato segnalava zero casi in provincia di Bari.

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