Sul processo al figlio di Beppe Grillo si allunga l'ombra della prescrizione

Giudizio a porte chiuse, i legali: non stupro, sesso consenziente

Sul processo al figlio di Beppe Grillo si allunga l'ombra della prescrizione

Dopo le indagini lumaca, il processo lumaca. La brutta storia che nel luglio di tre anni fa, nella grande villa di Beppe Grillo in Costa Smeralda, ebbe per protagonisti il giovane figlio dell'ex comico, tre suoi amici e due ragazze approda ieri finalmente in un aula di tribunale. Davanti ai giudici di Tempio Pausania non si presenta nessuno dei quattro imputati, e questo era praticamente scontato. Altrettanto prevedibile la richiesta di Giulia Bongiorno, parlamentare leghista e difensore di una delle vittime, di celebrare il processo a porte chiuse, subito condivisa dagli imputati ed accolta dal tribunale. Meno scontato il ritmo assai diluito con cui il processo viaggerà nel suo lungo percorso verso la sentenza: ieri i giudici danno appuntamento per la prossima puntata addirittura al 6 giugno, poi si proseguirà con una sola udienza al mese. Finora il calendario è stato ufficializzato al giugno 2023, ma poiché il processo si annuncia non solo complicato ma anche assai combattuto, è legittimo prevedere che ci vorranno decine di udienze per arrivare alla conclusione, (oltretutto ieri il tribunale ammette ben settanta testimoni). A questo ritmo il processo potrebbe durare anni. Che si vanno aggiungere ai sedici mesi impiegati dalla Procura per chiudere le indagini preliminari, e al quasi anno passato tra la richiesta di rinvio a giudizio e l'inizio del processo. Ritmi che, anche se la prescrizione non è imminente, fanno dire alla Bongiorno che «a preoccuparmi sono i tempi del processo».

La linea difensiva di Grillo junior e dei suoi coimputati è nota: ammettono che alcuni di loro hanno avuto contatti sessuali con una delle ragazze, ma con il pieno consenso della stessa. Per dimostrare che la ragazza - una modella di origine scandinava - era tutt'altro che scioccata dalla nottata nella villa, hanno prodotto immagini e post dove nei giorni successivi appare rilassata e sorridente. E soprattutto punteranno su un'altra vicenda analoga risalente a qualche anno prima, quando la stessa ragazza aveva denunciato di essere stata denunciata da un conoscente in una tenda in Norvegia. Un episodio che, secondo i legali, fa sospettare che si tratti di una ragazza di facili costumi, pronta però a pentirsi delle sue nottate allegre. E a riviverle, e a raccontarle, come stupri.

Il rischio che il processo ai quattro giovanotti genovesi si trasformi in qualche modo in un processo alla loro presunta vittima, insomma, c'è: e anche per questo la Bongiorno ha chiesto che si proceda a porte chiuse, anche se sottolinea che il giovane norvegese ammesso a testimoniare «potrà essere sentito solo sui fatti del processo e non sulle abitudini sessuali della vittima». Ma intanto, racconta l'avvocato, «a lasciare stupita la mia assistita sono i tempi annunciati.

Fino a quando processo non finirà questa ferita per la ragazza resterà aperta. Mi hanno detto che il tribunale di Tempio Pausania è sommerso di processi, e che lunghi rinvii sono la normalità. Ma sapere che il nostro processo inizierà di fatto a tre anni dalla vicenda mi preoccupa molto».

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