C'è poco più di un mese per far quadrare i conti e il compito per il neoministro dell'Economia, Roberto Gualtieri (nella foto), è tutt'altro che facile in quanto le spese sono certe, non altrettanti i ricavi. L'idea di far cassa con le pensioni, perciò, resta sempre d'attualità dopo aver attraversato il tavolo tecnico Pd-M5s che ha portato alla gestazione dell'ipertrofico programma di governo. La soluzione, infatti, potrebbe essere quella di modificare quota 100, portandola a quota 101 o 102 (se non estinguendola in anticipo).
Ma andiamo con ordine e spieghiamo perché l'ipotesi non sia irrealistica. A fronte di una manovra che parte con un'ipoteca di 23,1 miliardi di clausole di salvaguardia e di 4-5 miliardi di spese indifferibili (come le missioni internazionali e le risorse per i contratti della pa, sempre molto cara al Pd), restano poche opzioni percorribili per realizzare quel taglio del cuneo fiscale da una decina di miliardi che il nuovo esecutivo si è prefissato.
In realtà l'ex titolare del Tesoro, Giovanni Tria, ha lasciato al suo successore un «tesoretto» la cui entità può essere stimata in circa 5 miliardi, equamente ripartiti tra i risparmi su quota 100 e reddito di cittadinanza e la minore spesa per interessi derivante dalla discesa dello spread. Altri 5 miliardi sono stati reperiti dalla precedente gestioni nel taglio di alcuni sconti fiscali, ma questo vorrebbe dire aumentare le tasse. Si punta sull'empatia della Commissione Ue verso un governo più «docile» nei confronti di Bruxelles (e più espansiva a causa del rallentamento tedesco), chiedendole di aumentare il deficit oltre l'1,8% del Pil fissato per il 2020. Si spererebbe in uno 0,5% (9 miliardi circa), ma è difficile che si possa concedere più del «solito» 0,3% a fronte di una minima correzione del deficit strutturale.
Ecco, quindi, che toccare «quota 100» potrebbe essere una soluzione. La misura l'anno prossimo avrebbe un costo di 8,8 miliardi, ma visto il flusso 2019 (finora 120mila uscite a fronte delle oltre 350mila previste) già la metà potrebbe essere risparmiata. Come spendere ancora meno? Ci sono due strade possibili: alzare il requisito anagrafico dagli attuali 62 anni con 38 di contribuzione a 63-64 anni, facendola diventare quota 101 o 102. Oppure incrementare quello contributivo a 39 anni. In entrambi i casi l'esborso si ridurrebbe ulteriormente e consentirebbe la proroga di altre salvaguardie come l'Ape social.
Non è escluso, infine, che si possa decidere la chiusura dell'esperimento quota 100, che scade nel 2021, all'anno prossimo per capitalizzare «politicamente» i risparmi su una misura che ha un costo cumulato di 45 miliardi di euro al 2028.
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