Politica

Sulla scheda segreta scatta l'insulto sessista alla consigliera azzurra

Bepi Castellaneta

Bari L'odioso insulto sessista e la giusta ondata di indignazione bipartisan, la solidarietà dei colleghi e quella delle associazioni che si battono per i diritti delle donne, la denuncia pubblica e quella alla magistratura, l'esposto della diretta interessata e quello del sindaco. E per finire un'indagine interna che non può non passare per una perizia calligrafica, affidata - tanto per garantire assoluta terzietà - a un esperto scelto con un sorteggio. È la tempesta che da oltre una settimana agita le acque al Comune di Bari, dove ormai si rincorrono veleni e sospetti, proclami e sussurri, dichiarazioni e rivelazioni, comunicati ufficiali su carta intestata e mezze frasi smozzicate nei corridoi. Il tutto sotto i riflettori delle telecamere. Comprese quelle delle Iene, giunte in Puglia per documentare una storiaccia che squalifica le istituzioni cittadine, paralizza l'attività amministrativa e scuote i palazzi della politica. E non solo. Tanto più in una fase segnata da un'ondata di denunce per molestie. In questo caso però molestie e abusi non c'entrano: si tratta di tutt'altro, ma la vicenda si va tingendo di giallo e assume i contorni di una spy story.

Quello che ha scatenato la bufera è un insulto rivolto a Irma Melini, combattiva consigliera comunale di centrodestra e spina nel fianco della giunta visto che non manca di documentare sul suo seguitissimo profilo facebook sprechi e flop cittadini. Tutto avviene nel corso della votazione del 14 novembre quando chi è incaricato dello spoglio prende una scheda e inizia a leggere. «Irma...», dice con voce incerta; poi si ferma mentre il presidente dell'aula si affretta a dichiarare «scheda nulla». Melini però chiede di conoscere quanto c'è scritto. A quel punto vengono fermati i lavori, maggioranza e opposizione manifestano solidarietà e lo stesso fanno il sindaco pd Antonio Decaro e una delegazione di associazioni in prima fila per i diritti delle donne. Ma è solo l'inizio. Melini vuol fare chiarezza e chiede a tutti i 23 consiglieri presenti di sottoporsi a perizia calligrafica: nessuno si tira indietro e per sgombrare il campo da qualsiasi dubbio, viene deciso di scegliere l'esperto col sorteggio. Nel frattempo però l'esponente di Impegno civile presenta denuncia in Procura, cosa che poi fa anche il sindaco. Quanto basta a mandare in frantumi il fronte politico solidale. Che infatti si divide. «Ormai la questione è in mano alla magistratura, la perizia la dispongano i pm», osserva la maggior parte dei consiglieri. In tre però non ci stanno e, in una sala giunta ormai quasi vuota, procedono con l'estrazione: alla fine il nome del perito c'è, le spese saranno a carico dei consiglieri. «Ma pagheranno solo quelli che nel giorno del voto erano in aula», precisa qualcuno.

Ma su questo punto interviene il presidente del Consiglio comunale, Pasquale Di Rella, che si dice disponibile a sostenere l'intero costo pur di dimostrare non solo «l'assoluta estraneità al fatto» ma anche «la capacità della politica di reagire e porre in essere azioni concrete».

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