Un suo collega: «Non me lo spiego, eravamo riposati»

Roberto PellegrinoBarcellona Ammette di essersi addormentato. Non ha altro da aggiungere l'autista del pullman della morte. Il suo nome è stato secretato dalle indagini delle autorità spagnole e all'Autocares Alejandro di Barcellona, l'azienda organizzatrice del viaggio, rimangono zitti. A 48 ore dall'incidente che ha fatto strage di studenti Erasmus, l'unico responsabile ha ammesso l'errore e rimane in stato di fermo con l'accusa di omicidio colposo plurimo dovuto all'imprudenza. Il Giornale ha avuto modo di parlare con M.M, uno dei 5 autisti dei bus, che era alla guida del quarto automezzo, quello che precedeva il bus schiantatosi sulla carreggiata e ribaltatosi. «L'asfalto era asciutto, la visibilità ottima e la strada dritta, coi radar per la velocità e andavamo a meno di 90 km/h». Cosa ha visto? «Non so come, ma a un tratto, guardando nello specchietto retrovisore, non ho più visto il quinto pullman. Sparito. È stato un attimo, ho pensato che si fosse fermato per un guasto e ho chiamato il conducente, ma non rispondeva. Ho chiesto agli studenti se avessero il telefono di qualcuno che era su quel bus. Nessuno rispondeva, poi ho sentito le sirene e ho visto passare le auto della polizia in direzione contraria e ho capito che qualcosa di grave era successo». Il suo collega ha ammesso di essersi addormentato alla guida, come è potuto succedere? «Non so, non capisco. Eravamo partiti alle 4 da Valencia, riposati, almeno posso dire che io lo ero. Su quel tratto ci sono passato decine di volte, in questo periodo è un tragitto molto frequentato dal pullman dei turisti».

È vero che per l'intero viaggio di andata ritorno gli studenti hanno pagato soltanto 20 euro? «Sì, è un prezzo speciale che pagano gli studenti». Non crede che se ci fosse stato un doppio autista, si sarebbero evitate queste vittime? «Su tratti così brevi non è richiesto un altro conducente e poi il prezzo della corsa non sarebbe così basso».

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