Super summit sui profughi. L'Italia paga il caos tedesco

L'Europa offre soldi per evitare invasioni. Ma chi vuole andare in Germania rischia di restare da noi. Per colpa della Merkel

Super summit sui profughi. L'Italia paga il caos tedesco

Quasi 60 fra capi di Stato e di governo che si incontrano in una località simbolo del Mediterraneo, Malta, sperando di portare a casa risultati concreti. È questo il vertice Europa-Africa che si è aperto ieri a La Valletta e che prosegue oggi. L'Ue, che porta in dote 1,8 miliardi di euro, punta in primis ad alleviare le condizioni delle centinaia di migliaia di rifugiati che affollano i campi profughi del Continente Nero. Sul medio e lungo termine l'idea è eliminare all'origine povertà e conflitti che causano gli esodi. Consapevole che l'aiuto stanziato è insufficiente, il commissario Ue alle Migrazioni, Avramopoulos, ha invitato gli Stati membri a donare altrettanto.L'idea che i soldi possano fermare l'onda umana è nota da tempo ed è stata sfruttata dal presidente turco Recepp Tayyip Erdogan; per evitare che altre centinaia di migliaia di profughi siriani ospitati in Turchia si riversino sull'Europa, il sultano ha chiesto alla Merkel tre miliardi di euro. E poiché la maggior parte dei profughi siriani fa rotta sulla Germania, l'atteggiamento del governo tedesco è cruciale.Stupisce, in questo senso, come Berlino si presenti all'appuntamento maltese senza una linea chiara. Ad agosto la Cancelliera si è fatta paladina dei profughi siriani, invitandoli a trasferirsi in Germania, provocando molte tensioni nei Balcani attraversati dall'esodo. Ad ottobre, rivolta al Parlamento europeo, Merkel ha definito «obsolete» le regole di Dublino, quelle per cui un richiedente-asilo deve essere registrato nel primo Paese europeo d'approdo. Nel frattempo, il clima politico in Germania si è fatto rovente: dapprima i cristiano-sociali bavaresi che al Bundestag fanno gruppo unico con la Cdu di Frau Merkel hanno minacciato la crisi di governo. E mentre la Repubblica federale apriva le porte a oltre 700 mila siriani in poche settimane fra le proteste dei Comuni incaricati dell'accoglienza (e la Cdu crollava nei sondaggi), si sono fatti sentire anche il ministro delle Finanze Schaeuble e quello degli Interni De Maiziere, compagni di partito di Merkel. Per fermare gli avversari nel proprio campo, la leader ha esautorato il ministro degli Interni, assegnando la competenza sui profughi al più fidato capo di gabinetto della cancelleria, Peter Altmaier. Ne è seguito un balletto giornaliero di dichiarazioni e smentite, indegno dello status di primo Paese d'Europa che la Germania reclama per sé. Solo pochi giorni fa De Maiziere affermava che «ai profughi siriani non sarà più concesso un permesso per tre anni e le famiglie non si potranno più riunire». Poche ore dopo Altmaier spiegava che «la politica del governo non cambia». Stessa storia anche dopo l'inizio del vertice di Malta. Dapprima una nota del ministero dell'Interno spiegava che il governo tedesco tornava ad applicare le regole di Dublino, rispedendo dunque i richiedenti-asilo (a esclusione di quelli arrivati in Grecia) al primo porto europeo di approdo.

In serata una portavoce della cancelliera affermava che Angela Merkel e il commissario ai profughi Peter Altmeier non sono stati informati del ritorno del rispetto degli accordi di Dublino. Il tira e molla rischia di affossare i Paesi, come l'Italia, che spesso sono il primo porto di arrivo per tanti disperati. Persone che sperano di essere accolte in Germania ma che rischiano di fermarsi a Lampedusa.

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