Luigi Di Maio, ministro in pectore al Lavoro e Sviluppo economico del futuro governo giallo-verde, non avrà alcuna difficoltà ad abituarsi alla vita di Palazzo. In fondo, il capo politico del M5s è il volto istituzionale, l'immagine in doppiopetto, della rivoluzione pentastellata. Oltre al reddito di cittadinanza, da elargire ai giovani come lui senza un lavoro, il sogno del leader grillino è stato sempre quello di girare l'Italia con scorta, codazzo di collaboratori al seguito e aerei di Stato. Certo il vero obiettivo era Palazzo Chigi. Ma Di Maio ha fatto pesare il passo indietro, ottenendo l'istituzione di un ministero ad hoc che riunisce due pesantissime deleghe: Lavoro e Sviluppo economico. Ora la vera sfida per l'ex vicepresidente della Camera sarà conciliare la piazza grillina con lo sviluppo del Paese. Magari il primo provvedimento sarà il taglio delle consulenze: il pezzo forte (e scontato) della propaganda grillina. Ma successivamente, l'azione di governo si misurerà su temi concreti. Cosa farà il Di Maio ministro per l'Ilva di Taranto? Il M5s punta alla dismissione dello stabilimento pugliese. Ma non sarà semplice per il ministro in pectore accontentare le richieste del Movimento garantendo i livelli occupazionali.
Si affiderà all'ennesima giravolta, ammettendo (in diretta Facebook) come sia impossibile chiudere uno dei pilastri dello sviluppo industriale dell'Italia. Ilva, Alitalia e Tim sono i dossier più delicati, che Di Maio dovrà seguire da ministro dello Sviluppo economico. Ma anche i più spinosi che metteranno a nudo tutta la demagogia del leader pentastellato.
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