La supplica di Zelensky all'Italia: "Dateci nuovi aiuti"

Il presidente ucraino ci ringrazia e propone Draghi come "garante" per i negoziati

La supplica di Zelensky all'Italia: "Dateci nuovi aiuti"

Le sorti della sua nazione, per Volodymyr Zelensky, non possono che dipendere anche dalla risoluzione che oggi passerà al vaglio del Senato della Repubblica. La stessa risoluzione che riguarda anche l'invio di armi con cui gli ucraini stanno continuando a tutelare la loro sovranità nazionale. Proprio quel provvedimento che una parte consistente del Movimento 5 stelle - almeno quella che fa ancora riferimento all'ex premier gialloverde e giallorosso Giuseppe Conte - non condivide. Tant'è che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che è un grillino che ha posizioni filo-atlantiche, ha scelto di tuonare in pubblico «contro» le critiche antigovernative sulla guerra in Ucraina dell'ex «avvocato degli italiani», rischiando di essere buttato fuori dalla formazione politica di cui è stato leader.

Comunque sia, il presidente ucraino ha ribadito ieri le sue ragioni attraverso un appello lanciato durante il Global Policy Forum, un'iniziativa dell'Istituto per gli studi di politica internazionale che è stato organizzato a Milano. Zelensky ha detto la sua in collegamento: «Voglio dire che voi state supportando non l'avanzata delle forze ucraine, ma la capacità di difesa del nostro esercito», ha premesso il leader di Kiev, ribadendo come quelle del suo popolo non siano esigenze offensive. E ancora: «Tutte le aree in cui stiamo avanzando sono territori ucraini. Non stiamo attraversando i confini, non stiamo uccidendo civili e cittadini russi. Noi siamo una nazione che vuole essere indipendente. Vi prego di supportarci», ha proseguito, con quella che è apparsa come una vera e propria supplica.

Un passaggio delle dichiarazioni ha riguardato l'accoglienza, con tutte le statistiche drammatiche del caso: «Oltre 12 milioni di cittadini ucraini dall'inizio di quest'anno - ha ricordato - hanno visto il loro futuro e la loro vita distrutta dall'invasione russa. Oltre 5 milioni hanno lasciato il Paese e trovato rifugio all'estero. Vorrei ringraziare il vostro popolo, la vostra città e il premier Draghi - ha continuato il leader ucraino - per l'assistenza alla nostra popolazione, specialmente a donne e bambini». Poi la speranza: «Dobbiamo assicurarci che rifugiati e sfollati possano tornare a casa, possiamo creare un precedente storico. Abbiamo dimostrato che non è possibile distruggere l'Ucraina».

Certo, Zelensky, anche in funzione del possibile ingresso di Kiev nell'Unione europea, non può che guardare all'atteggiamento dei Paesi europei in generale, ma il Belpaese è stato chiamato in causa pure in relazione ai negoziati con la Russia di Vladimir Putin. Per il leader di Kiev è del resto necessario che vengano previste «garanzie di sicurezza per il futuro».

Poi la proposta diplomatica che ci riguarda da vicino: «Crediamo che l' Italia dovrebbe essere tra i garanti». Sullo stato di salute dei negoziati, il presidente dell'Ucraina non ha certo celato la sussistenza di «difficoltà» evidenti, parlandone durante un altro evento svoltosi in giornata: l'ufficio di presidenza dell'assemblea dell'Unione africana a cui Zelensky ha inoltrato un videomessaggio. «La crisi alimentare nel mondo durerà finché questa guerra coloniale continuerà», ha fatto presente in quest'altra circostanza.

Tornando a quello che accadrà oggi nel Parlamento di casa nostra, la questione è cristallina: il presidente ucraino ha chiesto, seppur in via indiretta, che la risoluzione

venga votata senza tergiversare, che il nostro Paese non abbandoni l'Ucraina al suo destino e che quanto messo in campo sino ad ora dall'esecutivo di Draghi non conosca bruschi e repentini cambiamenti dovuti a divisioni.

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