Politica

Tajani insiste sulla riforma della giustizia e tende una mano al Carroccio "moderato"

Berlusconi telefona a Catania per esprimere solidarietà "all'amico Matteo"

Tajani insiste sulla riforma della giustizia e tende una mano al Carroccio "moderato"

La tre giorni di Catania può rappresentare una svolta, un cambio di passo per la coalizione del centrodestra e dare a Forza Italia un ruolo sempre più nevralgico. Ne sono convinti tutti i maggiori esponenti azzurri. E il ruolo che il partito di Berlusconi può ritagliarsi era ben sintetizzato dall'intervista di ieri di Antonio Tajani al nostro giornale. Garantismo, riforma della giustizia, lotta alla burocrazia, uso equilibrato del Ricovery Fund senza finanziamenti a pioggia e utilizzo del Mes per aiutare il nostro servizio sanitario in un momento tanto delicato. E, con i toni pacati che lo contraddistinguono, ancora ieri Tajani è tornato - dalla città etnea - sul tema della riforma della giustizia e sulla necessità di difendere il principio garantista. «Con Matteo Salvini e Giorgia Meloni a Catania - ha scritto su Twitter il vicepresidente di Forza Italia - per una giustizia giusta e non politicizzata, per difendere il diritto della politica di prendere decisioni». Uno slogan che ben sintetizza il breve incontro che si è tenuto tra i tre alleati prima che il leader del Carroccio fosse preso dal vortice del processo.

Tajani ha poi accolto con favore e interesse l'apertura del numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti, verso una visione più moderata del Carroccio. «La Lega, come sostiene Giorgetti deve spostarsi anche in Ue al centro? Siamo la famiglia italiana del Ppe, se la Lega comincia a comprendere che quello che diciamo da anni è giusto - ricorda Tajani -, questo permetterà al centrodestra di essere sempre di più centrodestra di governo con la garanzia di Berlusconi che è un grande uomo di Stato». E lo stesso Berlusconi ha telefonato in Sicilia. Parlando con Tajani per avere testimonianza diretta della situazione di Catania, il leader azzurro ha poi chiesto delle sfide elettorali che si giocano oggi in Sicilia e ha espresso la solidarietà sua personale oltre che del partito «all'amico Matteo».

Sulla vicenda del processo all'ex ministro dell'Interno interviene anche il portavoce dei parlamentari azzurri per dare una chiave di lettura ancor più calzante della presenza di tanti rappresentanti della politica e soprattutto di Forza Italia a Catania. «Oggi siamo accanto a Matteo Salvini - spiega Giorgio Mulè - non perché alleato di coalizione, ma in quanto ministro che si vuole portare a processo per aver fatto delle scelte sacrosante e per giunta condivise dal governo di allora. Il centrodestra è a Catania per questo: difendere sì la libertà e la giustizia, ma anche l'indipendenza della politica rispetto a una certa magistratura che vorrebbe giudicare le idee e non i reati».

Ieri, però, è stato anche il giorno in cui il Mose a Venezia ha debuttato con un successo pieno, lasciando piazza San Marco all'asciutto. Un trionfo che porta anche il nome del leader azzurro. La sua lungimiranza nello sposare proprio la causa del Mose è stata sottolineata da tanti esponenti di Forza Italia: da Anna Maria Bernini a Francesco Giro, da Osvaldo Napoli allo stesso Mulè. «Ringrazio il presidente Berlusconi - commenta Alessandro Cattaneo del coordinamento di presidenza di Forza Italia - per aver creduto nel futuro, in un'opera strategica e visionaria come il Mose di Venezia. Oggi quella lungimiranza si scontra con l'ideologia dei 5 Stelle che amavano definire il Mose un'opera folle e inutile. In questo Paese servono infrastrutture nuove e cantieri avviati, serve soprattutto il coraggio e la visione di chi governa.

Serve una svolta nel modo di concepire il progresso e la velocità di un sistema Paese che deve realmente tornare a correre».

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