Tamponi a tutti, Brusaferro era scettico. E Guerra (Oms): "La cavolata del secolo"

Nel caos di quei giorni i medici si scambiavano messaggi pieni di confusione. Il funzionario Ruocco: "Speranza è nel pallone"

Tamponi a tutti, Brusaferro era scettico. E Guerra (Oms): "La cavolata del secolo"

L'inchiesta del senno di poi, quella condotta dalla procura di Bergamo su quello che accade a cavallo tra il febbraio e il marzo 2020 in Val Seriana, allora avanguardia della diffusione del Covid, un merito ce l'ha: quello di farci rivivere quei terribili giorni e di farci ricordare come davvero navigassimo tutti a vista, anche chi doveva prendere le decisioni fondamentali. È quanto emerge in particolare dalle chat che i protagonisti di quei giorni si scambiavano febbrilmente.

Prendete l'Istituto superiore di sanità (Iss). Il 22 febbraio del 2020, il giorno dopo che era stata resa nota l'esistenza del paziente uno Mattia Maestri all'ospedale di Codogno, il presidente dell'istituto Silvio Brusaferro si mostra scettico sull'uso di uno strumento che poi, nei mesi e negli anni successivi, si sarebbe rivelato fondamentale nel contenimento del contagio, il tampone. «Il tema è che tutti pensano che il test serva a qualcosa», scrive a Francesco Curcio direttore del Dipartimento di medicina di Laboratorio di Udine, che risponde: «E poi così con questi numeri adesso, senza una vera emergenza non oso pensare alle richieste che faranno quando avremo i primo casi. Facciamo presto a rimanere senza materiali». Anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, «evidenziava l'inutilita di sottoporre a tampone le persone asintomatiche e il ministero faceva propria questa indicazione». Il fatto è che, come si legge nella relazione degli imvestigatori, che »ne il Ministero, ne la task force istituita presso il Gabinetto, ne il CTS netantomeno, le Regioni avevano previsto lo stoccaggio di tamponi e di reagenti, ma si erano limitati a una semplice ricognizione dell'esistente. Nulla era stato fatto nemmeno riguardo l'ampliamento del numero di laboratori in grado di diagnosticare il Covid».

Contro i tamponi a tappeto si esprimerà qualche tempo dopo, era il 15 marzo, anche il numero due dell'Oms Ranieri Guerra, che la definì la «ca***ta del secolo», chiattando su whatsapp con Brusaferro. «Ho parlato con Galli, poi, e gli ho detto di desistere dal proporre scemenze come tamponi per tutti... ha convenuto, spero...».

Ognuno diceva la sua in quei giorni, tutto e il contrario di tutto. Giuseppe Ruocco, allora segretario generale del ministero della Salute, così scrive a una funzionaria ministeriale: «Sta succedendo di tutto: pareri del comitato difformi da Conte e Ministro, ripensamenti sollecitati, gente richiamata a venire qui, la guerra mondiale». È il 29 febbraio del più bisestile degli anni e Ruocco nota che «mancano le maschere, Conte ci fa cambiare le misure per la prossima settimana (chiusure/aperture) mano a mano che sentono le regioni; ci chiedono di ipotizzare ospedali da campo e attrezzature relative; ci chiedono linee guida per la gestione sub intensiva dei pazienti etc etc». E poi c'è il problema dei soldi. «Il Mef gia sta ripensando ai soldi che ci ha dato - scrive Ruocco nella stessa chat - hanno minacciato che se non limitiamo le aree a sole province e non regioni domani non approvano dpcm a copertura delle ordinanze» di Speranza. Speranza che nella stessa chet è definito «nel pallone» da Ruocco, ma che comunque pochi giorni dopo, il 3 marzo, si diceva «sempre più convinto di chiudere le scuole».

E il giorno dopo così si rivolgeva a Brusaferro: «Così ci mandate a sbattere. Non abbiamo tempo. Paese col fiato sospeso. Non si può dare segnale incertezza altrimenti si perde ogni credibilità», scrive l'allora ministro.

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