Il primo sito web italiano a comparire online fu quello del «Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna». A lui, nei successivi 25 anni, sono seguite altre 4 miliardi e mezzo di pagine. Tutto grazie a quella decisione presa il 30 aprile 1993 negli uffici svizzeri del Cern. L'insistenza dell'inventore britannico Tim Berners-Lee convinse i colleghi dell'istituzione di Ginevra a rilasciare il codice sorgente del «World Wide Web», da lui messo a punto nel 1989. Lì cominciò la rivoluzione che ci permette oggi, a un quarto di secolo di distanza, di avere una rete di comunicazione mondiale accessibile a tutti e a cui tutti possono contribuire.
Berners-Lee - lo raccontò lui in un'intervista - si immaginava il «WWW» come una piattaforma «radicalmente aperta, egualitaria e decentralizzata». E la realizzò proprio con questo spirito, insieme al collega belga Robert Calliau: una serie di documenti consultabili in rete con un protocollo specifico e organizzati con dei collegamenti ipertestuali che potessero essere letti e navigati grazie a un browser. Un progetto da tanti ritenuto di nicchia, e che invece si dimostrò l'opposto. Dopo che per due anni la rete venne usata unicamente all'interno della comunità scientifica, l'informatico britannico convinse il Cern, che ne deteneva i diritti, a rendere pubblico il linguaggio della nuova tecnologia. Che in questo modo divenne libera e gratuita, dato che da quel momento chiunque poteva accedervi, navigare e creare pagine web senza dover pagare alcuna tassa a Ginevra. Efficiente e semplice da utilizzare, il «WWW» ebbe velocemente un grande successo, decollato definitivamente con l'inizio del nuovo millennio.
Oggi il web è un prodotto del tutto corale.
«È stato costruito grazie agli sforzi di milioni di persone e dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo creato - ha ricordato Berners-Lee, intervistato - Ma il suo potenziale si sta appena iniziando a vedere. Stiamo ancora solo grattando la superficie di quello che possiamo fare».
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