Il Tar congela la fusione carabinieri-forestali

Altra tegola sulle riforme renziane: sarà la Corte costituzionale a decidere sull'accorpamento

Riccardo Pelliccetti

L'accorpamento del Corpo forestale con l'Arma dei carabinieri potrebbe essere incostituzionale. È stato il Tar dell'Abruzzo a dare una mazzata alla riforma Madia, accogliendo il ricorso di un vice sovrintendente forestale, Vincenzo Cesetti, che non si era rassegnato a entrare in un corpo militare. I giudici amministrativi così hanno deciso di trasferire gli atti alla Corte costituzionale perché si esprima nel merito.

Cesetti era uno dei 2mila forestali che hanno fatto ricorso, chiedendo al Tar di «continuare a operare all'interno del disciolto Corpo forestale e, in subordine, di non confluire nell'Arma o comunque in altra forza di polizia a ordinamento militare, ma solo nella Polizia di Stato». I magistrati non hanno accolto la sua richiesta di annullamento della legge Madia, ma hanno ritenuto fondati i motivi di incostituzionalità. L'ordinanza dei giudici è molto chiara: nella riforma Madia hanno riscontrato la violazione di quattro articoli della Costituzione, dal mancato rispetto del principio di autodeterminazione del personale del Corpo forestale fino all'impedimento di esercitare una scelta pienamente libera e volontaria di divenire personale militare.

I giudici abruzzesi, afferma l'avvocato Egidio Lizza, che assiste gran parte degli ex Forestali nel contenzioso in corso, «dubitano della razionalità della riforma che cancella un Corpo ad alta specializzazione per indimostrate esigenze di bilancio. La critica è ancor più severa quando focalizza l'attenzione sul fatto che il disciolto Corpo forestale - spiega Lizza - è sempre stato riconosciuto quale capace tutore del bene ambiente, che è uno dei diritti fondamentali della persona». La Corte costituzionale, investita della questione dal Tar, aggiunge il legale, «dovrà valutare anche se il Parlamento, nel delegare la riforma al governo, non sia intervenuto in modo troppo indefinito e generico, e se la scelta del governo di militarizzare un Corpo di Polizia a ordinamento civile sia in contrasto con la tradizione e l'evoluzione giuridica del nostro ordinamento». Insomma, la riforma Madia non è stata una rivoluzione e il governo Renzi avrebbe abusato delle sue funzioni legislative.

La decisione del Tar ha naturalmente infiammato il dibattito politico. Da Forza Italia ai Cinque Stelle fino alla sinistra italiana hanno tutti accolto esultando la sentenza dei giudici amministrativi. «La cancellazione della Forestale è un errore di forma e di sostanza - sostiene il deputato forzista Fabrizio Di Stefano -. I roghi che hanno devastato gran parte del territorio nazionale e i ritardi degli interventi, la carenza di personale e la disorganizzazione generale hanno dimostrato che la militarizzazione del Corpo forestale e stato un grande errore di sostanza. Oggi dopo la sentenza del Tar, lo è anche di forma. Bisogna tornare sui propri passi e cancellare gli errori della riforma Madia». «Il Tar dell'Abruzzo boccia la soppressione dei Forestali, avevamo visto giusto» tuona M5s, confondendo il rinvio alla Corte Costituzionale con la bocciatura della riforma.

«È stata una decisione assurda», dichiara la capogruppo di Sinistra italiana Loredana De Petris. «La sentenza del Tar conferma le critiche che avevamo evidenziato nei confronti della Legge Madia», è il commento dei Verdi per bocca di Angelo Bonelli.

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