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Tassati anche i ristori legati ai disagi del ponte Morandi

È proprio il caso di dire che lo Stato con una mano dà, con l'altra toglie. Capita per i ristori dei disagi subiti dal crollo del Ponte Morandi: saranno tassati.

Tassati anche i ristori legati ai disagi del ponte Morandi

È proprio il caso di dire che lo Stato con una mano dà, con l'altra toglie. Capita per i ristori dei disagi subiti dal crollo del Ponte Morandi: saranno tassati. La storia è questa: agli autotrasportatori che hanno dovuto percorrere altre strade e affrontare incombenze di vario tipo, lo Stato ha poi stanziato somme a titolo di ristoro. La disposizione (legge 28 febbraio 2020), si riferisce a «forzata percorrenza di tratti autostradali e stradali aggiuntivi rispetto ai normali percorsi e difficoltà logistiche». Ma queste somme, si sono chiesti gli autotrasportatori, seguono il regime fiscale ordinario? Cioè, devono o non devono essere tassate? Che natura giuridica e fiscale hanno? La questione nasce dinanzi alla domanda di un autotrasportatore che dichiara di aver ricevuto nel corso di 2019 e 2020 somme di denaro a titolo di ristoro delle maggiori spese per i trasporti effettuati dopo il crollo a Genova del Ponte Morandi e che chiede quale sia il trattamento fiscale per queste somme e come debba essere calcolato.

L'Agenzia delle entrate, il 25 marzo scorso, ha chiarito che tali ricavi equivalgono a redditi e quindi devono essere tassate. «In assenza di un'espressa previsione di legge si legge - che escluda la rilevanza ai fini delle imposte sui redditi dei contributi pubblici, occorre far riferimento ai principi ordinari che disciplinano il concorso dei contributi di tale specie alla formazione della base imponibile». In altri termini: non essendoci normativa che esoneri questi ristori dal pagamento delle tasse, queste vanno versate. L'Agenzia agisce burocraticamente e non può che applicare le leggi ordinarie. Ma gli autotrasportatori sono sul piede di guerra. Anche perché, nel frattempo, i ristori generati nel 2020 dall'emergenza Covid hanno avuto l'esenzione fiscale dalla legge che li ha introdotti. Quelli del Morandi invece niente. «Eppure quei ristori - spiega Andrea Manfron, segretario generale Fai Conftrasporto - sono stati dati per coprire un danno; se una parte di quel danno che abbiamo subito se lo tiene lo Stato, non è giusto».

«Così facendo - spiega il tributarista veneziano Alberto De Franceschi - lo Stato prima ti dà 100, ma poi si riprende 50. Quindi, non solo non risarcisce l'intero importo relativo al danno subìto, che è certo maggiore di 100, ma per di più lo sottopone a tassazione». Perché il punto - e lo si è visto regolarmente nell'emergenza Covid - è che i ristori non coprono mai del tutto i mancati ricavi. E forse per questo dovrebbero essere sempre esenti.

Se invece anche su quella parte si pagano poi le tasse, oltre il danno c'è la beffa.

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