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Dalla Tav a Nassiriya i grillini veri portavoce di centri sociali e violenti

Con il sostegno all'Isis i parlamentari del M5S confermano quel consolidato patto ideologico coi movimenti antagonisti

Dalla Tav a Nassiriya i grillini veri portavoce di centri sociali e violenti

Grillini uguale centri sociali: non era soltanto un tema della campagna elettorale dell'anno scorso. Prima o poi argomenti come quelli di Alessandro Di Battista, dis-onorevole a cinque stelle, a difesa dei terroristi islamici dell'Isis (a ognuno il suo califfo) sarebbero saltati fuori a suggellare la saldatura anche ideologica tra il M5S e i movimenti anarchici. La lotta anticapitalista, gli slogan anticasta, un malinteso terzomondismo, la passione per le piazze dove ci si scontra allegramente con l'avversario politico e le forze dell'ordine, l'allergia a prendere le distanze dalle parole più forti dell'universo antagonista, l'abitudine al linciaggio che negli uni è verbale e negli altri fisico: «Dibba» ha messo l'ultimo sigillo a un'alleanza stretta da tempo.

Fino a due anni fa sembrava che l'unico anello di congiunzione fosse l'appoggio dato da Grillo alle lotte No-Tav. Il culmine fu raggiunto quando quella che doveva essere un'«ispezione parlamentare» di 76 deputati pentastellati con 49 collaboratori, tra cui anarchici ed esponenti dei centri sociali, finì in un assalto al cantiere di Chiomonte chiuso con decine di indagati. Poi il cerchio si è allargato, con i no-global a cinque stelle decisi a fare propri i temi e i toni degli antagonisti.

Sull'Irak i grillini erano già caduti: nell'anniversario della strage di Nassiriya l'onorevole Emanuela Corda volle onorare la memoria dei kamikaze. «Nessuno ricorda il giovane marocchino che si suicidò per portare a compimento quella strage: se ne parla solo come di un assassino, e non anche come di una vittima, perché anch'egli fu vittima oltre che carnefice». Nessuna differenza dalle farneticazioni di Di Battista.

Ai grillini piace rimescolare le responsabilità a favore dei centri sociali. La deputata Laura Castelli diede la colpa degli scontri del 1° Maggio a Torino ai rappresentanti del Pd venuti a «fare passarella», mentre le frange violente erano angioletti innocenti. «Gli antagonisti e gli anarco-insurrezionalisti che assaltano le nostre sedi e aggrediscono i nostri militanti altro non sono che il “braccio armato” dei grillini - protestarono i capi del Pd piemontese -. Esiste uno “squadrismo” fatto di parole che offre alibi ideologici ai picchiatori e agli imbrattatori».

La stessa aberrante confusione tra vittime e carnefici fu fatta dall'onorevole Andrea Cecconi dopo la sparatoria davanti a Palazzo Chigi il giorno dell'insediamento del governo Letta. Luigi Preiti (poi condannato a 16 anni), disoccupato di Rosarno, ferì tre carabinieri: uno di loro, il brigadiere Giuseppe Giangrande, è paralizzato in sedia a rotelle. Ma al grillino di quei colpi è spiaciuto soltanto il bersaglio: «Preiti? Avesse sparato a un'auto blu, o a un altro simbolo del potere, avrei capito il senso. Sparare a un carabiniere è deprecabile, sparare a un politico è una cosa diversa...».

La casta, il potere, i loro simboli e le loro opere, grandi o piccole: contro di loro ogni mezzo è lecito secondo i seguaci di Beppe Grillo al pari dei No-Tav. Militanti a cinque stelle e centri sociali sono scesi assieme nelle piazze la notte in cui Giorgio Napolitano fu rieletto al Quirinale. «Non è il mio presidente», fu lo slogan comune dei sit-in in decine di città. Assieme hanno difeso il gruppo di indipendentisti veneti arrestati la scorsa primavera dalla procura di Brescia: i centri sociali del Nordest (in testa Rivolta, Sale, Morion, Pedro) e i grillini hanno usato gli stessi argomenti a favore di chi «rivendica autonomia e indipendenza». E quando i pentastellati chiesero di abrogare il reato di immigrazione clandestina, il senatore Alberto Airola dichiarò di appartenere a un fronte comune che andava «dalle procure ai magistrati fino ai centri sociali».

Secessionisti o anarchici, antagonisti o cinque stelle, tutti movimentisti che si scagliano contro lo Stato, ognuno con le proprie armi e i propri complotti da denunciare. «Il mandante della bomba di Piazza della Loggia è lo Stato italiano - ha detto lo scorso 31 maggio l'onorevole grillino Claudio Cominardi -. C'era di tutto. I servizi segreti deviati, la politica, la Cia, e come dice Imposimato, anche il gruppo Bilderberg. Dietro alla strategia della tensione e alle stragi c'è anche il gruppo Bilderberg».

Contro la cui ultima riunione, naturalmente, i grillini hanno protestato a Copenaghen.

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