Guerra in Ucraina

Al teatro di Mariupol 130 sopravvissuti. Nuove stragi di civili

Si scava tra le macerie dopo le bombe russe: 500 civili all’interno. Il sindaco: "Verso i 20mila morti. Qui solo fosse comuni". Colpiti i residenti a Kharkiv e Chernihiv

Al teatro di Mariupol 130 sopravvissuti. Nuove stragi di civili

Si scava tra le macerie del Teatro Drammatico di Mariupol, e nome non poteva essere purtroppo più pertinente alla luce del massacro perpetrato dai russi che mercoledì l'hanno bombardato nonostante fosse stato trasformato in un rifugio anti-aereo per gli sfollati. L'attacco è stato intenzionale: i marciapiedi fuori dal teatro erano contrassegnati da enormi lettere bianche che recitavano la parola «deti», bambini in russo. Al momento delle esplosioni c'erano circa 500 civili, e nella giornata di ieri ne sono stati estratti vivi 130. Liudmyla Denisova, commissario per i diritti umani del parlamento di Kiev, ha spiegato che l'edificio, che ha resistito all'impatto di una bomba aerea ad alta potenza, ha protetto la vita delle persone nel rifugio. «Adulti e bambini stanno uscendo con lievi ferite, ma al momento la piena portata delle conseguenze del vile agguato rimane poco chiara». Difficile procedere alle operazioni di salvataggio per via dei costanti bombardamenti attorno al teatro.

Mariupol continua a subire ferite che difficilmente si cicatrizzeranno. Da tre settimane è in condizioni di sopravvivenza senza acqua, parecchi abitanti sono costretti a bere dalle pozzanghere, e corrente elettrica. Le truppe russe bombardano la città giorno e notte, usando razzi Grad e mortai calibro 120 e anche i convogli umanitari vengono assaltati. Circa l'80% del patrimonio abitativo della città è stato distrutto, quasi il 30% non potrà essere recuperato. Coloro che desiderano scappare hanno poche possibilità di lasciare la città perché non si trova più benzina. Gli invasori non consentono alla gente del posto di entrare nei cimiteri e le salme devono essere tumulate in un parco nel centro della città. «Li seppelliamo per lo più in fosse comuni allestite al Garden City. Altri direttamente nei loro cortili», afferma il vicesindaco Sergei Orlov. Secondo lui, al 13 marzo c'erano 2.358 morti in città. «Ma sono solo quelli identificati, di questo passo arriveremo a 20mila vittime».

Un bagno di sangue si segnala anche nell'Oblast di Kharkiv. Nella notte è stata colpita da un attacco aereo la città di Merefa, località di poco più di 20mila abitanti. Una scuola locale è stata danneggiata e il centro comunitario locale distrutto. Dalle macerie sono stati estratti 21 corpi privi di vita, altri 25 civili risultano feriti in maniera grave. A Kahrkiv colpito un centro commerciale, c'è un morto. Nel villaggio di Kozacha Lopan, gli invasori hanno distrutto la stazione ferroviaria, i negozi, le farmacie e altri edifici civili. In questa operazione, spiega il commissario Liudmyla Denisova, l'esercito russo ha sparato bombe a grappolo. Sempre nella regione di Kharkiv, l'esercito russo ha rapito il sindaco di Velykoburlutska, Viktor Tereshchenko. Un altro primo cittadino, Ivan Fedorov di Melitopol, è stato liberato in cambio di nove prigionieri russi.

L'attuale situazione quasi stabile di Kiev è anche dovuta al grande sacrificio che ormai da tre settimane si sta consumando a Chernihiv, ultimo avamposto prima della capitale. Ieri 53 civili, tra i quali anche un cittadino originario degli Stati Uniti, sono stati trucidati durante un'intera giornata di bombardamenti. Un bambino di due anni è stato ucciso e quattro persone sono rimaste ferite a Novi Petrivtsi, sempre nel medesimo oblast. Secondo la polizia nazionale, le truppe russe hanno sparato contro edifici residenziali con artiglieria pesante.

Anche altre zone del Paese hanno subìto l'ennesimo martellamento aereo. A causa dei bombardamenti, le linee elettriche ad alta tensione della centrale nucleare di Zaporizhzhia sono state danneggiate. Per fortuna non vi è alcuna minaccia diretta di disconnessione dell'impianto. Proseguono anche i raid su Dniepr. Il sindaco Borys Filatov ha messo a disposizione dei cittadini le sei stazioni della metropolitana. Durante il giorno, i treni circolano regolarmente, ma dopo le 18 l'infrastruttura si blocca trasformandosi in rifugio che ospita 6mila persone.

A Severodonetsk (nel Lukansk), i russi hanno aperto il fuoco in una casa dove si nascondevano madri e bambini.

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