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"Telecamera su una forca". Il Pd si butta sul caso Iran

La denuncia: "L'impianto dell'ambasciata evoca un patibolo". La replica dei diplomatici: "Menti malate"

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Le ombre del regime iraniano si allungano su Roma. E hanno le forme di una forca. Mentre le autorità teocratiche di Teheran continuano la loro macabra repressione a colpi di impiccagioni e arresti, la sede diplomatica in Italia - con il suo impianto di sorveglianza - diventa protagonista di uno strano caso, che tiene banco per tutto il giorno e alla fine non sfocia in un incidente diplomatico anche per la cautela del governo italiano.

È una deputata del Pd ad aprirlo. Una deputata attenta alla politica internazionale, a lungo componente della commissione Esteri, di cui da novembre è vicepresidente: Lia Quartapelle. Con un tweet pubblicato nel primo pomeriggio, l'esponente del Pd denuncia: «L'ambasciata iraniana a Roma ha montato una telecamera sopra una forca. Si tratta di una chiara intimidazione contro chi manifesta fuori dalla ambasciata. Il governo italiano non tolleri questo sfregio e si faccia sentire con parole inequivocabili». In serata il tweet sarà già stato visualizzato quasi 80mila volte. E molto commentato. Il tema è caldo. Come noto, da settembre - dalla morte violenta della giovane Mahsa Amini, «colpevole» di non indossare correttamente il velo islamista - il regime degli ayatollah di Teheran sta reprimendo con la forza spietata delle sue forze paramilitari poliziesche le coraggiose proteste dei molti che chiedono la fine dello Stato integralista.

La repressione di regime è all'opera anche in questi giorni, tanto che le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato il brutale ricorso alla pena capitale. Contro le violenze, pure a Roma si sono tenute proteste e sit-in, anche davanti all'ambasciata.

Ed è al desiderio di intimidire queste proteste che molti collegano la comparsa - almeno sui social - del palo che evocherebbe una forca. Le reazioni alla denuncia di Quartapelle non mancano. «È un chiaro tentativo di intimidazione. L'ambasciatore deve fare chiarezza» scrive Mariastella Gelmini, portavoce di «Azione». «Un'infamia» tuona Nicola Fratoianni ricordando le esecuzioni in Iran. Ma anche Benedetto Della Vedova, ex sottosegretario agli Esteri, protesta: «La Farnesina - dichiara - dovrebbe chiedere immediate spiegazioni e la rimozione del palo-forca. L'Italia deve stare accanto a quanti continuano rischiando la vita a lottare a rischio della vita per libertà e democrazia».

Si levano le voci dei dissidenti: «Condanniamo quanto accaduto e chiediamo al governo italiano la chiusura dell'ambasciata del regime iraniano» dice alle agenzie di stampa Shahrzad Sholeh, presidente dell'Associazione donne democratiche iraniane in Italia. «Speriamo che non venga mai prestata attenzione a queste bugie. Solo menti malate possono fraintendere» smentiscono dall'ambasciata.

Il governo, per la gran parte della giornata, evita di intervenire direttamente. Poi il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli lo fa: «Verificheremo meglio se è una normale o un'improvvisata impalcatura o una cosa diversa come sostiene l'onorevole Quartapelle e poi prenderemo le nostre decisioni - annuncia - Certo è singolare che il Pd che ha fatto gli accordi ed è stato leader nelle aperture all'Iran oggi si agiti. Noi non solo all'opposizione ma anche al governo siamo stati chiari come nessuno mai nel condannare il regime».

Quindi, dopo le opportune verifiche delle strutture deputate a vicende così delicate, trapelano le informazioni dalla Farnesina: a quanto risulta da queste fonti, citate anche dalle agenzie, quella struttura sarebbe lì da anni, pare da dieci, e la condizione del palo lo dimostrerebbe.

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