Politica

Telecomunicazione, moda e banche: l'attivismo di Parigi preoccupa Roma

La strategia aggressiva della Francia spaventa il Belpaese: nel mirino i nostri gioielli imprenditoriali. Sospetti anche sull'intesa per la costruzione di droni

Roma - Si respira più di una preoccupazione in ambienti governativi per l'attivismo francese in molte grandi partite di politica industriale europea. Parigi può sicuramente contare su una classe imprenditoriale votata alla conquista di gioielli stranieri, un'offensiva che sembra aver messo l'Italia nel mirino. Ma il capitalismo d'Oltralpe può anche fare affidamento su una classe dirigente che non si fa troppi problemi a contrastare lo shopping altrui in terra francese. Insomma una strategia aggressiva e una visione d'insieme in cui istituzioni e imprese si muovono di concerto. Tutto il contrario dell'Italia che vive un momento di ripiegamento imprenditoriale e soffre della atavica incapacità di fare sistema.

Accade così che sempre più spesso si parli di Telecom Italia come potenziale preda. Si accendano i riflettori sull'interesse di banche e fondi di investimento francesi per il nostro sistema finanziario. E ci si ritrovi a registrare (ex post) la frenetica offensiva sul fronte della moda e del lusso, con Loro Piana che finisce tra le braccia di Louis Vuitton Moet Hennessy (Lvmh) insieme a Emilio Pucci, Acqua di Parma, Fendi e Bulgari. Un colosso che si contende la scena con il gruppo Kering capace di mettere a segno le acquisizioni di Gucci, Ginori, Brioni e Pomellato. Senza dimenticare l'acquisizione da parte di Bnp Paribas della Bnl, il controllo di Cariparma da parte di Crédit Agricole, la partnership delle assicurazioni Axa in Monte dei Paschi o l'acquisizione di Edison da parte di Edf.

Il retaggio di queste costanti attenzioni e la vera e propria campagna di Francia portata sul suolo italico hanno fatto suonare più di un campanello d'allarme anche per l'avvio del progetto italo-franco-tedesco di cooperazione militare e industriale per la costruzione dei droni europei. Il progetto dovrebbe vedere la partecipazione di Airbus Defence and Space, Dassault Aviation e Alenia Aermacchi di Finmeccanica. I droni saranno quelli della famiglia «Male» che possono volare per 24 ore a una altitudine di tremila metri. Nel mirino le potenze egemoni nel campo dell'intelligence e della tecnologia, ovvero Stati Uniti e Israele. Il tutto per un progetto dal valore potenziale di circa un miliardo di euro. Il timore sta nel bilanciamento delle forze e degli interessi nel momento in cui questa macchina andrà davvero a regime.

La «cooperazione» europea sarà realmente tale oppure l'Italia - che in questo momento non sembra in grado di fare la voce grossa nel consesso continentale, come dimostra la Caporetto sull'Agenda Ue sull'immigrazione - rischia di scontare anche stavolta l'aggressività francese? In particolare a Palazzo Chigi alcuni funzionari si chiedono se l'Italia non rischi di svolgere un ruolo di «portatore di innovazione e tecnologia» e non sia la Francia quella destinata ad accaparrarsi le commesse manifatturiere più importanti. Si dice da tempo che i droni hanno il potenziale per avere un impatto importante sull'economia europea.

Il perimetro delle applicazioni civili dei sistemi aeromobili a pilotaggio remoto (Apr) è immenso e può essere sviluppato in settori molto diversi: dal monitoraggio dell'attività vulcanica all'ispezione di gasdotti e oleodotti, dalle missioni di ricerca e soccorso alla sicurezza interna, fino all'agricoltura. L'Italia avrà la forza di giocare fino in fondo la partita dell'«Eurodrone» o si farà sfilare il timone (e la cassa) dai cugini d'Oltralpe?

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