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"La telefonata a Lula e la svolta alle tre. Così Giorgia ha convinto Ursula e Berlino"

Il capogruppo Fdi, Carlo Fidanza: "Ha parlato e tutti si sono allineati"

"La telefonata a Lula e la svolta alle tre. Così Giorgia ha convinto Ursula e Berlino"
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Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo, lei ha partecipato con Giorgia Meloni al Consiglio Europeo. Partiamo dall'immigrazione. È vero che siamo a un cambio di passo in Europa?

"Sì, il modello Meloni si sta facendo strada. Sulla lista dei Paesi sicuri, che farà ripartire i centri in Albania, ormai ci siamo e così metteremo a riparo le espulsioni dalle sentenze della magistratura politicizzata. Sul regolamento rimpatri, che addirittura darà l'ok ai centri per i rimpatri in territori extra europei, ci vorrà più tempo ma siamo fiduciosi. A Bruxelles c'è stato il consueto vertice sull'immigrazione con i 15 Paesi volonterosi, un format che Giorgia presiede insieme a Danimarca e Olanda. Insomma, la strada è tracciata e l'Italia ne è l'apripista".

Un altro dossier caldo è l'accordo di libero scambio tra Ue e Mercosur.

"Le pressioni provenienti dalla Germania, ma anche dalla Commissione, erano forti. Ursula Von der Leyen era attesa alla firma dal presidente brasiliano Lula, presidente di turno del Mercosur, che voleva a tutti i costi chiudere subito l'accordo. Dopo un trilaterale con Merz e Ursula, Meloni ha chiamato Lula per comunicargli che, pur riconoscendo la valenza strategica dell'accordo, serve più tempo per rafforzare le salvaguardie a favore dei nostri agricoltori, soprattutto rispetto all'importazione di prodotti che non rispettano i nostri standard. Critiche condivise anche da Francia, Polonia e altri. Da qui il rinvio, un altro risultato italiano a difesa dei nostri produttori".

Il confronto più caldo è stato però sugli asset russi, con la mediazione di Giorgia Meloni risultata decisiva.

"La situazione è apparsa complicata fin dall'inizio visto che il Belgio, avendo 180 miliardi su 220 di asset russi, temeva un impatto pesantissimo sia in termini di rischio finanziario che di stigma per gli investitori internazionali. Le trattative sono andate avanti per tutto il giorno. La cena vera e propria è iniziata alle 21.30 e si è chiusa dopo le tre di notte. La sensazione era che, tranne la Germania, tutti pensassero che quella strada fosse troppo rischiosa a livello di contenzioso - soltanto per l'Italia 25-30 miliardi di garanzie - e nessuno sapesse come uscirne o avesse il coraggio di dire quello che tutti pensavano. Alla fine, come spesso capita, è stata Giorgia a prendere la parola. La sua posizione è stata sposata da quasi tutti, con la soluzione di un prestito europeo garantito dal bilancio Ue, senza ulteriori esborsi nazionali".

È stato difficile fare accettare alla Germania questa soluzione?

"La Germania puntava a sbloccare l'utilizzo degli asset russi, Merz ha cercato in tutti i modi di convincere il premier belga De Wever ma alla fine ha dovuto accettare la strada del prestito, più lineare e coerente con l'obiettivo del sostegno all'Ucraina".

Con Ursula von der Leyen c'è stata tensione?

"No, voleva portare a casa i soldi per l'Ucraina e credo che abbia apprezzato l'approccio pragmatico di Giorgia.

Il suo ruolo nei consessi europei ormai è centrale, è riconosciuta da tutti come una leader che difende il suo interesse nazionale ma lavora per trovare soluzioni. È quella più concreta e con i piedi per terra, sa cosa va fatto ma non perde mai il contatto con i cittadini. Da italiani c'è da essere orgogliosi del lavoro che fa".

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