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Telefonate tra Draghi e Meloni: i consigli e i timori sugli alleati

Diversi contatti negli ultimi giorni. La leader Fdi non si aspettava l'accelerazione della crisi: sono "preoccupata"

Telefonate tra Draghi e Meloni: i consigli e i timori sugli alleati

Pubblicamente non si sono lasciati benissimo. Con Giorgia Meloni che la scorsa settimana ha accusato Mario Draghi di aver invocato nel suo intervento in Senato i «pieni poteri». Una critica che il premier non ha affatto gradito, tanto che in sede di replica ci ha tenuto a puntualizzare che si è presentato davanti alle Camere proprio perché «è il Parlamento che decide». «Quindi niente richiesta di pieni poteri! Va bene?», ha chiosato piuttosto stizzito l'ex numero uno della Bce.

Sarà stato anche per fare chiarezza su questo passaggio che i due, nell'ultima settimana, hanno avuto almeno due occasioni di contatto diretto. D'altra parte, tolta la polemica sui pieni poteri nel giorno in cui è venuto giù tutto, Draghi e Meloni hanno sempre avuto un rapporto di reciproca stima. Non scontato, visto che Fratelli d'Italia è stato l'unico partito a non sostenere il governo di unità nazionale. Eppure, è cronaca dell'ultimo anno, Draghi ha sempre spalancato le porte di Palazzo Chigi a Meloni, ricevendola più d'una volta per incontri - facevano notare i rispettivi staff - sempre costruttivi e di confronto. Peraltro, certificava implacabile l'orologio, mai brevi o di sfuggita, come invece è più volte capitato con quei leader che dall'interno della maggioranza erano perennemente all'opposizione di fatto. Gli stessi che poi - con l'astensione sul voto di fiducia della scorsa settimana - hanno messo fine al governo.

Non è un caso, insomma, che tra i due il tenore delle telefonate di questi ultimi giorni sia stato piuttosto confidenziale. D'altra parte, è vero che le critiche di FdI all'esecutivo guidato dall'ex Bce non sono mai mancate, ma il ruolo dell'opposizione è anche questo. E Draghi ha sempre riconosciuto a Meloni una sua coerenza e una sua correttezza anche nel dissenso. Ecco perché la leader di FdI non ha avuto esitazioni a manifestargli i suoi timori sullo scenario che si prospetta in autunno (sono «preoccupata»). Meloni, infatti, non si aspettava uno show down così improvviso e pensava di avere davanti ancora diversi mesi per prepararsi a guidare Palazzo Chigi. Invece, in poche ore si è aperta la strada del voto anticipato. Con un'ipotetica squadra di governo che ancora sta studiando e con «compagni di viaggio» - è la riflessione che consegna a Draghi - non del tutto affidabili. C'è, insomma, la consapevolezza di quanto la sfida sia difficile. Perché, lo ha detto chiaramente mercoledì scorso il premier, ci aspetta un «autunno complesso», durante il quale si registrerà un'inevitabile «flessione dell'economia».

Ragionevole, insomma, che Meloni sia preoccupata. I sondaggi, infatti, la danno sulla via di Palazzo Chigi. E, se davvero sarà cosi, avrà dalla sua tempi strettissimi. In soli tre mesi - tra il 25 settembre e il 31 dicembre - ci sarà da insediare le nuove Camere, eleggere i presidenti dei due rami del Parlamento, formare il governo, mettere in sicurezza il Pnrr ed approvare la legge di Bilancio. Comprensibile, dunque, che la leader di FdI avrebbe preferito un passaggio di consegne «meno traumatico». Anche perché è ben conscia che - se tutto andrà come oggi dicono le previsioni - avrà addosso gli occhi della comunità internazionale e l'allarme di chi già adesso paventa il «pericolo instabilità» (dal Financial Times al New York Times, passando per il Guardian).

Ne è consapevole al punto che sta pensando a un governo con molti tecnici, personalità di peso più o meno di area. Un modo per frenare le richieste degli alleati, anche se tanto - o tutto - dipenderà dal risultato delle urne. Se davvero FdI riuscirà a scavallare il 25%, infatti, Meloni avrà ampi margini di manovra rispetto ai suo compagni di viaggio.

E - assicura chi ieri ha avuto occasione di sentirla prima e dopo il vertice del centrodestra alla Camera - sul punto non è disposta a concedere niente più di quanto certificheranno gli equilibri in campo.

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