Roma I bandi per la Tav potrebbero partire anche senza il consenso del governo. L'ultima parola dell'esecutivo era attesa per ieri. Il governo avrebbe dovuto confermare la richiesta a Telt (la società che si occupa del tratto transfrontaliero dell'alta velocità Torino Lione) di sospendere l'avvio delle procedure di gara oppure decidere di sbloccarle. Il premier Giuseppe Conte anche ieri ha ribadito che prenderà una decisione «presto» sui bandi. Ma nel frattempo si sta imponendo una soluzione diversa.
Visto che il governo francese ha chiesto di procedere, in mancanza di indicazioni dal governo di Roma, il consiglio di amministrazione di Telt, che è una società autonoma anche se è partecipata indirettamente dai due stati, sarebbe orientato a decidere di indire i bandi autonomamente. Della soluzione sono a conoscenza sia Luigi Di Maio, sia Matteo Salvini e accontenta entrambi.
Il governo italiano vuole sfruttare una via d'uscita, offerta dal diritto privato francese. «La via più di buon senso è quella di pubblicare i bandi con la clausola della dissolvenza così come previsto dal diritto francese che consente in qualsiasi momento di poterli revocare», ha spiegato il sottosegretario alle Infrastrutture, Armando Siri. In sostanza i bandi per la Tav sono in realtà degli inviti alle aziende a manifestare interesse e la procedura può essere interrotta.
Un modo per rinviare il problema a dopo le elezioni europee. Ma non una soluzione definitiva.
Se i bandi venissero bloccati i rischi sono rilevanti e sono quelli ormai noti. A fine mese la Telt dovrà trasmettere alla Commissione europea un report sulla sua attività. Se dovesse risultare uno stop ai bandi l'esecutivo europeo potrebbe negare all'Italia i 300 milioni di contributi per la realizzazione dell'Opera. Un rischio concreto, che spaventa anche il M5s, partito di maggioranza più interessato allo stop alla linea ferroviaria ad alta velocità tra la Francia e l'Italia.
Il dibattito sulla Tav è entrato a pieno titolo nello scontro politico tra i due partiti di maggioranza e in quello che sembra sempre più un inizio anticipato della campagna elettorale per le europee. Con il solito bagaglio di forzature e di fake news.
Ultima in ordine di arrivo, quella secondo la quale la Francia non ha pagato la sua quota per la realizzazione del tratto transfrontaliero della Tav. In realtà si tratta di un modo diverso di contabilizzare gli stanziamenti per le opere pubbliche. In Italia le delibere del Cipe, sono pluriennali, in Francia gli stanziamenti per le infrastrutture sono annuali. Dei 2,5 miliardi necessari per il tratto comune ne sono stati stanziati 1,2 miliardi, a carico di entrambi gli stati.
Impossibile che la Francia non abbia stanziato nulla, anche perché l'unico tratto di tunnel di base (quello definitivo dove viaggeranno i treni) esiste già, è lungo 7 chilometri, ed è interamente in territorio francese.
Altro terreno di scontro a metà tra il politico e il tecnico è proprio quello dello stato di avanzamento dell'opera.
Ci sono in tutto 25 chilometri di scavi. Ci sono le gallerie geognostiche, quindi di prova per verificare lo stato del sottosuolo, ma poi diventeranno parte integrante dell'opera definitiva, come tunnel di sicurezza. Dei 25 chilometri ce ne sono già 7,5 realizzati in territorio italiano. Il primo lotto di opere dovrà essere concluso entro luglio. Per le opere successive servono i bandi, al centro dello scontro politico italiano.
Altro tema finito nel tritacarne della polemica, quello dello stop all'opera deciso dal governo per via amministrativa. Impossibile, per bloccare la Tav serve una legge. Nemmeno un decreto.
La strada della «dissolvenza», insomma, è l'unica soluzione indolore, almeno per il momento. Mette d'accordo i pentastellati e la Lega, nel senso che i bandi si faranno, come vorrebbe Salvini e, soprattutto, come chiedono al Carroccio gli elettori del Nord. Allo stesso tempo il M5s potrebbe dire che la procedura si può bloccare, presentando i bandi come una tappa non risolutiva.
In questi giorni gli uffici tecnici del ministero alle Infrastrutture guidato da Danio Toninelli stanno approfondendo la legge francese sugli appalti. Il ministro vuole sfruttare fino in fondo la clausola di dissolvenza, annullando i bandi che il consiglio di amministrazione di Telt farà probabilmente pubblicare nei prossimi giorni, forse già lunedì. È a questo che si riferiva lo stesso Toninelli nei giorni scorsi quando sosteneva che si può allo stesso tempo dire sì ai bandi e no alla Tav.
Come gli elettorati di Lega e M5s
prenderanno questo escamotage è tutta un'altra storia. La soluzione che oggi ai due partiti di maggioranza sembra accontentare le esigenze di tutti, potrebbe essere interpretata come un compromesso che non fa chiarezza su niente.
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