Denis Verdini viene condannato in primo grado dal tribunale di Roma (due anni per concorso in corruzione nella vicenda dell'appalto per la costruzione della Scuola Marescialli di Firenze) e nel Palazzo si stappa lo champagne.Al fronte anti-Renzi, dentro e fuori il Pd, non par vero di avere una nuova occasione per attaccare - per interposta Ala - il premier e il suo più contestato supporter, e pazienza se il processo con relativa condanna è destinato a finire in prescrizione tra pochi mesi: il senatore ex Fi ne ha altri in ballo, e il filone non si esaurirà facilmente. Sta di fatto che, anche se i guai giudiziari sono di Verdini, il bersaglio della polemica è Renzi. C'è persino chi, come la Lega, annuncia una mozione di sfiducia al governo per il caso Verdini, tanto per togliersi la soddisfazione di vedere la minoranza Pd costretta a votare contro. I grillini si scatenano in fiumi di contumelie all'indirizzo del governo; il capogruppo di Sel Arturo Scotto chiede che Pd e premier «chiariscano se vogliono continuare ad andare avanti con i voti di un condannato per corruzione», visto che - a suo dire - il governo «si regge sul voto decisivo dei senatori di Ala». Quanto alla minoranza Pd, impegnata in una diuturna guerriglia contro Renzi, è stata colta un po' alla sprovvista dalla pronuncia del Tribunale. Il menù di giornata infatti prevedeva altro: Pier Luigi Bersani, in versione «Bella Ciao», in una bizzarra intervista alla Stampa spiegava di essere pronto ad «andare in montagna» per resistere al renzismo e auspicava la «riorganizzazione della destra» per porre fine al governo del segretario Pd, che «non credo durerà a lungo». Mentre il suo pupillo Roberto Speranza aveva appena ingaggiato una nuova epica battaglia contro il suo segretario, quella sul referendum anti-trivelle, contestando al governo la linea dell'astensione. La notizia della condanna dell'odiato (da quando è amico di Renzi, prima ci andavano d'accordissimo, come ricorda spesso il diretto interessato) Verdini è giunta inaspettata. Dopo una rapida consultazione, sono stati spediti in avanscoperta due fedeli bersaniani, Fornaro e Gotor, con due dichiarazioni fotocopia: fervorino garantista («si è innocenti fino all'ultimo grado di giudizio») e poi coltellata al premier, con tanto di «te lo avevamo detto, noi». Gotor, con notevole impegno dietrologico, spiega che «il Pd non aveva e non ha alcun bisogno di flirtare con Verdini e di ricorrere ai suoi voti, neppure al Senato. Se Renzi lo fa è perché evidentemente non può e non vuole fare diversamente: del resto, tra i due, c'è un sodalizio che risale alle origini della ascesa politica di Renzi».Matteo Renzi, impegnato a Bruxelles in un complicato vertice Ue sulla questione profughi, tace ufficialmente e si limita a commentare con i suoi: «È una polemica strumentale, Verdini non è in maggioranza e mai lo sarà. E se venisse condannato definitivamente pagherebbe come tutti».
La stessa linea del responsabile giustizia del Pd, David Ermini, che assicura: «Nessun favoritismo, nessuno sconto. E nel caso si applicherà anche a lui la Severino». Ma allo stato, ricorda malizioso, «ci sono solo due leader politici condannati definitivamente: Berlusconi e Grillo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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