Le teorie gender si infiltrano nella difesa delle donne

Le teorie gender si infiltrano nella difesa delle donne

La convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne è un caso per Fratelli d'Italia. La risoluzione approvata due giorni fa dal Parlamento europeo con gli unici voti contrari italiani degli eurodeputati Carlo Fidanza, Pietro Fiocchi, Nicola Procaccini di Fratelli d'Italia e Giuseppe Milazzo e Massimiliano Salini per Forza Italia, è un testo «impregnato di ideologia gender». La delegazione di Fdi insieme al gruppo conservatori e riformisti ha detto no alla risoluzione che obbliga tutti i Paesi Ue che non l'abbiano ancora fatto a ratificare la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne. Secondo Procaccini il testo approvato dalla maggioranza dell'Aula - 500 voti favorevoli, 91 contrari e 50 astensioni - voleva essere una esortazione ai sette Stati membri che l'hanno firmata ma non ancora ratificata (Bulgaria, Repubblica ceca, Ungheria, Lituania, Lettonia, Slovacchia, Lettonia, Slovacchia e Regno Unito), ma in realtà sarebbe «il tentativo riuscito di stravolgerne i principi».

La convenzione, adottata dal Consiglio d'Europa nel 2011, è entrata in vigore nel 2014 ed è stata firmata dall'Ue nel giugno 2017. Alla ratifica devono poi seguire norme giuridicamente vincolanti per prevenire la violenza di genere, proteggere le vittime di violenza e punire i responsabili. Con la risoluzione gli eurodeputati hanno chiesto inoltre alla Commissione di aggiungere la lotta alla violenza di genere come priorità della strategia europea. Per Procaccini e per l'associazione Pro vita però dietro all'articolato ci sarebbe invece il tentativo di introdurre una «prospettiva di gender» che poco avrebbe a che fare con la lotta alla violenza sulle donne.

«Purtroppo - spiega l'europarlamentare di Fdi - si passa dal principio di tutela delle donne sotto il profilo legislativo e in materia di prevenzione e protezione, a un testo impregnato di ideologia gender che introduce una incredibile serie di categorie e sottocategorie sessuali». Si riferisce all'articolo 12 della risoluzione nel quale l'Aula «ribadisce alla Commissione di rivedere la decisione quadro dell'Ue sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia, al fine di includervi l'incitamento all'odio sulla base del genere, dell'orientamento sessuale, dell'identità di genere e dei caratteri sessuali». Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente di Pro Vita & Famiglia ricordano che «già il governo Monti era consapevole dell'intrinseca problematicità del concetto di genere».

Dall'associazione ricordano che l'articolo 14 comma 1 alludeva ad «azioni necessarie per includere nei programmi scolastici dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati».

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