Non si sono salvate neppure le favorite di Wall Street nel 2015, le cosiddette Fangs, Facebook, Amazon, Netflix e Google. Tutte giù per terra, impallinate dalle vendite nella prima seduta choc dell'anno nuovo. Solo un episodio isolato, un momentaneo inciampo? Sono in molti ad augurarselo. Anche perchè nell'anno che ha decretato la fine dell'interminabile periodo delle vacche grasse monetarie, con i tassi schiacciati a zero a incoraggiare un indebitamento sfrenato, il magnifico quartetto è servito per occultare le falle di un mercato che cominciava a imbarcare acqua. Senza di loro, il bilancio dello Standard&Poor's 500 sarebbe stato pesantemente in rosso, specchio fedele delle performance deficitarie soprattutto del comparto energetico (-22% circa), seguito a ruota da quello delle materie prime (-9%). Sono percentuali che contraddicono la narrazione ufficiale di un'America in piena salute, che ha sistemato i conti definitivamente con il recente passato recessivo. È il racconto di un'America in cui si continua a spacciare per un successo il calo del tasso di disoccupazione al 5%, quando invece sono i lavori part-time e sottopagati a creare l'illusione di un mercato del lavoro tornato a girare a pieno regime. Potrebbe essere davvero così, in presenza di un settore industriale palesemente in sofferenza, con l'indice Ism che in dicembre si è contratto per il secondo mese di fila portandosi sui minimi del 2009? È questo il risultato delle politiche espansive della Fed, ancora convinta di poter alzare per un massimo di cinque volte i tassi nel corso del 2016? Una stretta di tale portata l'America non sembra in grado di poterla sopportare. E Wall Street, con quella sinistra analogia, nell'apertura di ieri, con la fase più buia della sua storia pare volerlo sottolineare al di là dei timori endogeni legati alla frenata cinese o alle tensioni medio-orientali.Tra l'altro, c'è anche un'altra similitudine inquietante. Ed è proprio nell'andamento delle Fang, quelle che in soli 11 mesi hanno visto la propria capitalizzazione gonfiarsi di 450 miliardi di dollari fino a toccare il tetto degli 1,2 triliardi.
Segno che nel 2015 le mani forti hanno continuato a comprare Facebook, Amazon, Netflix e Google, scaricando gli altri titoli per non creare panic selling. Un po' quanto accadde negli anni '90 con le star di allora, Cisco, Microsoft, Intel e Qualcomm, poi collassate con lo scoppio della bolla tecnologica. La storia si ripeterà?Rpar- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.