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Terremoto Tim, parte il totonomine

Resa dei conti il 26 novembre, ma alla guida resterà un italiano. Allarme sindacati

Terremoto Tim, parte il totonomine

In arrivo un nuovo terremoto in Tim, società strategica per il nostro Paese. L'ad Luigi Gubitosi è in bilico, messo sotto scacco dal socio di maggioranza Vivendi (23,7%). Il totonomine è già partito con due possibili candidati interni - Stefano Labriola, capo del Brasile, e Stefano Siragusa, chief revenue officer- e una unica certezza: l'ad resterà italiano. A far deflagrare la bomba, le lettere dei consiglieri (11 su 15) e del collegio sindacale (espressione di Vivendi) che hanno obbligato il presidente di Tim, Salvatore Rossi, a convocare un altro cda straordinario il 26 novembre. Rossi aveva previsto un board il 17 dicembre, data troppo lontana per Vivendi (che per questo non avrebbe apprezzato l'operato del presidente, mettendo ora pure lui nel mirino). Le lettere della maggioranza dei consiglieri (francesi esclusi), secondo alcune fonti, non sfiducerebbero però l'ad. Per Tim si tratterebbe dunque di un cda in continuità con quello dell'11 novembre. Val la pena di ricordare che Gubitosi fu imposto a Vivendi dall'allora socio Elliot già nel 2018 e poi in una animata assemblea grazie a Cdp nel 2019. Non è stato scelto dai francesi, ma il problema sono i risultati non buoni e la spesa per i diritti del calcio (340 milioni a stagione) che non ha portato i risultati sperati. Risultato: Tim ha inanellato due profit warning a breve distanza. E, secondo qualcuno, ne potrebbe arrivare un terzo. I francesi, dopo l'uscita di scena da Mediaset, sono decisi a rimettere le mani sulla governance di Tim per giocare, da protagonisti, la cruciale partita della rete unica. Quella che - come hanno ricordato i sindacati, che paventano la perdita di migliaia di posti di lavoro e chiedono un incontro con i ministri Giorgetti e Colao - su cui si era basato il piano industriale della società dopo la lettera di intenti firmata nel 2020 per realizzare, con Open Fiber, la rete unica. Ora gli occhi sono puntati sul cda di Cdp per il nuovo piano industriale previsto il 25, un giorno prima di quello di Tim. La cassa ha il 10% dell'ex-monopolista e il controllo di Open Fiber con il 60%. Il suo rappresentante nel cda di Tim, Giovanni Gorno Tempini, che di Cdp è il presidente, non ha fatto pressione per la convocazione del cda ma l'andamento di Tim in Borsa, -8% da inizio anno, non soddisfa.

Gubitosi restare in sella anche se si mormora di una buonuscita in vista, ma «tagliata» ben sotto i 10 milioni.

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