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Terrorismo sulle crocchette «Report» spaventa pure Fido

La trasmissione tv attacca il cibo industriale per cani e gatti, poco sano E propone il ritorno agli avanzi: ma siamo sicuri che sia una buona idea?

Terrorismo sulle crocchette «Report» spaventa pure Fido

Troppa Trippa. Milena Gabanelli, conduttrice di Report, con questo titolo ha affrontato domenica sera il tema degli alimenti commerciali per cani e gatti. Non poteva mancare, nel puro stile gabanelliano, la stoccata ai folli eccessi umani della nostra opulenta società. La conduttrice ha sciorinato alcune cifre: 128 milioni di euro spesi solo per gli snack di cani e gatti. Eccessivo? Macché, nulla rispetto all'1,8 miliardi di euro che spendono i 14 milioni di persone proprietarie di cani e gatti. Poi, l'affondo. «Gli avanzi dell'alimentazione umana vengono buttati in pattumiera per un valore di 8 miliardi di euro».Troppa trippa dunque, un sacco di soldi buttati via e un vero calcio nel sedere alla miseria e alla fame umana. L'ultima invenzione delle grandi industrie dei mangimi, seguite senza un minimo di raziocinio da veterinari che la Gabanelli vuole ottusi, succubi dei marketing aziendali, nonché avidi dispensatori, a pagamento, di crocchette, sarebbero le diete mediche, quelle per curare articolazioni deboli, fegati insufficienti e reni malati. Il tutto basatoRoba che costa un casino, magnificata al congresso di turno, appositamente organizzato dalla ditta per veterinari prezzolati. Tranquilla Milena, le scrive un veterinario (e giornalista) con quasi 40 anni d'esperienza di congressi. Il confronto da lei voluto, con i tre giorni alle Canarie, pagati dalla tal ditta ai medici, è ridicolo. Noi al massimo andiamo a Rimini e ce lo paghiamo con le nostre tasche e, già che ci siamo, non siamo tutti ignoranti e mercenari. Un barlume di coscienza l'abbiamo.Ma il metodo della Gabanelli è noto. Giù scudisciate, poi alla prossima puntata un «errata corrige» sussurrato. Un due di coppe. Troppa trippa per gatti e cani? Già e che dire dei giocatori di calcio costati miliardi di euro? Danno calci al pallone o nel sedere di poveretti che frugano nei bidoni del pattume?Sia chiaro, il servizio di Report mette in luce alcune verità. Gli alimenti per animali d'affezione si dividono in secchi (le «crocchette») e in umidi (patè, bocconcini ecc.). Soprattutto sui primi cadono i maggiori sospetti, alimentati dalle scarse informazioni in etichetta e dalle inesistenti analisi del ministero della Salute. Nella composizione si legge al primo posto: cereali. Sì, ma quali, quanti e da dove vengono? Soprattutto nei cereali acquistati in Oriente spesso si annidano le micotossine che, in passato hanno causato gravissime malattie nel'uomo (l'Ata da Aflatossina in Russia) e negli animali. Chi dà garanzie su questo versante? Nessuno. Per i cibi umidi è ridicola la definizione in etichetta di «carni e derivati di cui il 4% pollo». E il restante 96% che roba è? Filetto di manzo?Che la Nestlè, la Procter & Gamble e le grandi industrie di questi alimenti non siano associazioni francescane nessuno lo mette in dubbio, che le etichette siano carenti e i controlli di più, nessun dubbio, ma che tutto si risolva con l'alimentazione casalinga che peraltro è storicamente fatta di brodaglia, ossi e avanzi di cucina, questo è un messaggio che non deve passare, perché altamente pericoloso. L'alimentazione casalinga si può fare, se ben studiata e formulata ma ci si può affidare anche, senza terrore, agli alimenti commerciali, se non altro perché le ditte che li producono non hanno interesse ad avvelenare cani e gatti e il motivo mi pare semplice: se li avveleni muoiono presto e se muoiono giovani non mangeranno i tuoi alimenti a lungo.

E addio business.

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