Cronache

La tesi dell'incidente e il dubbio dell'attentato. Ma queste esplosioni sono la fine di Hezbollah

La costola degli ayatollah già invisa al popolo. Israele offre soccorso medico

La tesi dell'incidente e il dubbio dell'attentato. Ma queste esplosioni sono la fine di Hezbollah

Beirut è una bella città di mare, e i libanesi un popolo affascinante, che avrebbe potuto avere un destino diverso, come unico Paese arabo davvero pluralista, se gli Hezbollah non lo avessero stretto in una morsa di violenza e di conseguente penuria. È difficile anche se ancora se ne sa poco, pensare a quello spaventoso fungo, nero, bianco, rosso che ha sparso distruzione e morte nella capitale libanese, senza che il pensiero corra al'egoismo bellicistico e carico di sottintesi degli Hezbollah di Hassan Nasrallah, figli legittimi e preferiti del regime iraniano degli ayatollah.

Un'esplosione, anche se non volontaria, fa pensare agli Hezbollah. In particolare, vedendo le lacrime in diretta dei cittadini che hanno la casa distrutta e forse qualcuno sotto le rovine, si pensa, fra le molte altre esplosioni terroristiche, ai mille chili di dinamite usati per uccidere il loro nemico politico, Rafik Hariri, che lasciarono un cratere fra le ferraglie delle auto, ventuno morti, decine di feriti. Qui la storia è palesemente diversa, e anche molto più vasta dal punto di vista dei morti e dei feriti. Perché sia accaduto, non si sa, la città è ferita. Come è accaduto, chi è stato chiede la gente fra le lacrime? E mentre gli Hezbollah si sono affrettati a dichiarare che si tratta di un incidente nato da un corto circuito, lo stesso si avverte che è vasta l'opionione che gli Hezbollah c'entrino, e certo non ne godono, e lo sanno. Intanto, è molto interessante che l'organizzazione che proprio in questi giorni ha tentato una sortita terrorista contro Israele, abbia di fatto scagionato subito con la teoria dell'incidente il nemico che adora criminalizzare. E poi, che cosa è saltato per aria con tanto danno? Quel molo è molto frequentato, deve essere stato molto ben rifornito palesemente o di nascosto di armi legittime, oppure di approvvigionamenti iraniani, di parti da assemblare, di ammonio nitrato che si usa per le testate dei missili e ha il colore bruno della nuvola. E di sicuro se sono armi vengono dall'Iran, che ha rifornito gli Hezbollah di una folle quantità di missili (350mila) e di tutto il materiale balistico relativo. Forse a saltare per aria sulla faccia del Paese è stato uno dei tesori degli Hezbollah, che attraversa un momento di enorme miseria del Paese, che non ha mai attraversato una crisi simile.

Hassan Nasrallah è cresciuto in smania imperialistica e in impegno armato per l'Iran mentre controlla la maggioranza in parlamento, e ha fatto del primo ministro Hassan Diab un suo ubbidiente vassallo. Nasrallah dopo l'eliminazione da parte americana di Soleimani si è disegnato un ruolo sempre più ambizioso di plenipotenziario nella grande guerra sciita per la costruzione del mondo dominato dal Mahdi, il profeta islamico. Il dispiegamento di forze iraniane in Siria gli dà un retroterra territoriale molto esteso rispetto alla frontiere libanese per lo scontro principe della guerra islamica, quello che deve distruggere Israele. Il suo confine con l'odiata terra degli ebrei è adesso più promettente. Ma è anche più pericoloso, e la gente del Libano sa che Israele considera il Paese responsabile. Gli Hezbollah possono portare guerra. Questa esplosione ne porta il pensiero pauroso nel fronte interno. L'idea che possa essere stato Israele a colpire il deposito non corrisponde né agli interessi né allo stile dello Stato ebraico che ha subito offerto aiuto medico a Beirut.

Ha già dimostrato di non volere uno scontro verticale col Libano e che non colpisce mai obiettivi in cui siano coinvolti civili innocenti.

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