Coronavirus

Test sul sangue solo a maggio L'Oms: "Non si sa se servono"

I kit per testare 150mila italiani saranno pronti per la terza settimana del mese prossimo. A Fase 2 già iniziata

Test sul sangue solo a maggio L'Oms: "Non si sa se servono"

Rassegniamoci. Si riaprirà l'Italia il 4 maggio senza conoscere l'esito dell'indagine a campione su 150 mila italiani che avrebbe dovuto darci qualche dritta su come muoverci e con quali cautele affrontare l'inizio della fase 2. Ma i miracoli non li può fare neppure Domenico Arcuri, il commissario straordinario per l'emergenza Covid. Che già ha bruciato le tappe, come lui stesso ha lasciato intendere ieri durante la conferenza stampa settimanale. «Il 15 aprile alle ore 20 ho ricevuto il mandato - ha raccontato - e in 44 ore, il 17 aprile alle ore 19, è stata pubblicata la procedura di gara».

In effetti meno di così non si può. La gara «in procedura semplificata e di massima urgenza» ha però i suoi tempi. Entro il 22 aprile dovrà avvenire la presentazione delle offerte, ed entro il 29 aprile ci sarà la sottoscrizione del contratto di fornitura. Dal 3 maggio ci sarà la consegna dei kit sierologici. Dunque, la ditta aggiudicatrice (ce ne sono almeno 5 in lizza) dovrà essere pronta a fornire i 150 mila kit e relativi reagenti per dare inizio al campionamento su tutto il territorio nazionale, suddiviso per profilo lavorativo, genere e sei fasce di età. Un lavoro che sarà completato tra la seconda e la terza settimana di maggio.

«Abbiamo fatto due scelte ha spiegato Arcuri - nessuna trattativa privata con nessuno ma una gara veloce, trasparente, in funzione dei poteri dati al commissario, abbiamo chiesto a chi ritiene di avere prodotto un test competitivo di dimostrarcelo».

Si mira ad un prodotto valido e soprattutto affidabile. «La qualità è più importante del suo costo perché la salute non ha prezzo» ha aggiunto il commissario che però ha auspicato che le aziende «chiedano un prezzo molto basso, quasi simbolico» vista l'emergenza e aggiungiamo noi vista la grande visibilità che un'azienda può avere ad aggiudicarsi una gara così prestigiosa.

Sulla qualità del kit non si discute, quello su cui invece si continua a discutere è la stessa utilità di questo screening di massa. Prima si è detto che gli immunizzati saranno pochi, ora interviene anche l'Oms che mette in dubbio l'immunità di una persona che è stata infettata e che poi sviluppato gli anticorpi. «Non ci sono prove che la presenza di anticorpi nel sangue possano determinare l'immunità o meno al coronavirus» afferma Mike Ryan, direttore esecutivo dell'Oms mandando all'aria le piccole certezze che ogni ex malato di covid aveva in tasca.

Ma i dubbi sono scaturiti da casi di pazienti risultati nuovamente positivi al Covid dopo essere guariti e finora gli scienziati non sono stati in grado di stabilire se questi possono essere nuovamente contagiosi o meno.

E mentre la scienza non offre risposte adeguate alle aspettative di milioni di persone, alcune certezze deve garantirle il kit che sarà selezionato dal bando.

Innanzitutto dev'essere del tipo Clia e/o Elisa per poter individuare anticorpi neutralizzanti; essere validato in laboratori nazionali o internazionali; la specificità del test non dovrà essere inferiore al 95% e la sua sensibilità non inferiore al 90%; dovrà essere idoneo per un'applicazione su larga scala e le analisi dovranno avvenire in laboratori sul territorio nazionale; la sua risposta dovrà essere rapida, con la possibilità di processare almeno 120 test per ora; dovrà essere rapido nel trasporto.

Commenti