Il testo segreto: così l'Ue pianifica le imposte "etiche" per rieducarci

Un documento dell'Eea indica la stangata fiscale su larga scala "per realizzare i cambiamenti strutturali necessari allo sviluppo sostenibile"

Il testo segreto: così l'Ue pianifica le imposte "etiche" per rieducarci

È bene iniziare ad acquisire consapevolezza che il nostro futuro dipenderà sempre di più dalle decisioni di agenzie europee le cui sigle sono racchiuse in tre semplice lettere come l'Eea, European Environment Agency (Agenzia europea dell'ambiente). Si tratta di una struttura dell'Unione europea nata con «l'obiettivo di favorire lo sviluppo sostenibile e contribuire al conseguimento di miglioramenti significativi e misurabili dell'ambiente in Europa».

Lo testimonia un documento di qualche anno fa pubblicato sul sito dell'Eea tanto importante quanto sconosciuto intitolato «Tasse Ambientali: Attuazione ed efficacia per l'ambiente» firmato dal direttore esecutivo Domingo Jiménez-Beltrán che sintetizza alla perfezione quanto avvenuto negli ultimi anni e la mentalità che sottende le decisioni della Ue in materia ambientale, il leitmotiv sembra essere solo uno: tassare, tassare, tassare.

È questa la sintesi del documento che, più di un testo in cui si analizzano i pro e i contro di nuove tasse in materia ambientale, sembra un'apologia della tassazione come panacea di tutti i mali ed è esplicativo del modus operandi dell'Ue. La premessa della relazione è descrivere «l'efficacia ecologica delle tasse ambientali» concentrandosi «sugli ostacoli politici alla loro attuazione e sulle possibili soluzioni», facendo emergere una visione messianica delle tasse in grado, secondo l'Eea, di contribuire a stabilire «il giusto prezzo» e correggendo «falsi segnali di prezzo nel mercato, aggiungendovi i costi dell'inquinamento e di altri fattori ecologici». Da qui l'auspicio di una applicazione «su scala ben più vasta» poiché «affinché possano essere realizzati i cambiamenti strutturali richiesti dallo sviluppo sostenibile, sono necessarie riforme fiscali più ampie».

Tutto nasce dal V Programma d'Azione Ambientale dell'Eu del 1992 in cui si raccomandava «un maggior ricorso a strumenti economici quali le tasse ambientali». Il rischio che l'applicazione di nuove tasse possa portare a «ripercussioni negative sulla competitività, sull'occupazione (in particolare in regioni o settori specifici) e sui ceti a basso reddito» viene superato a detta dell'Eea da un'applicazione graduale, da una progettazione attenta e dall'utilizzo delle tasse ambientali nel quadro di riforme fiscali ecologiche. Il principio secondo cui sia necessario premiare i comportamenti virtuosi di cittadini e imprese e non colpevolizzarli attraverso nuove tasse, è ben lontano dalla visione dell'agenzia che elogia le tasse ambientali non solo come strumento per «contribuire all'applicazione del principio chi inquina paga ma anche perché possono costituire un incentivo, tanto per i consumatori quanto per i produttori, a modificare il proprio comportamento».

Si tratta di un punto dirimente: che cosa significa «modificare il proprio comportamento»? Il rischio è che dietro questa formula si nasconda la volontà di ridefinire la società europea e occidentale cancellando abitudini, usi e costumi che fanno parte del nostro modo di essere e della nostra identità. FG

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