Economia

Tim scatta in Borsa: +30%. Vivendi boccia l'offerta Usa

"Da Kkr proposta insufficiente". E il mercato spera già in un rilancio. Vertice con i sindacati l'1 dicembre

Tim scatta in Borsa: +30%. Vivendi boccia l'offerta Usa

L'annuncio dell'offerta del fondo americano Kkr per il 100% di Tim ha fatto scattare il gruppo tlc in Borsa: il titolo in un solo giorno è salito del 30,5% a un prezzo di 0,45 euro, contro gli 0,505 euro messi sul piatto da Kkr; scatto anche delle azioni di risparmio. Complessivamente sono passati di mano titoli pari all'11% del capitale. Va detto che il prezzo del titolo a 0,45 euro è stesso di giugno, quando erano iniziate le voci di un arresto nel progetto della rete unica. Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,7%, ha comunque già bocciato l'offerta di Kkr giudicandola troppo bassa.

Sono comunque ancora numerosi gli ostacoli sulla strada di Kkr. È infatti necessario anche il via libera del governo, che ha la possibilità di esercitare il «Golden power», dato che Tim racchiude asset strategici, come la rete internazionale di Sparkle e, in Italia, la rete in fibra e quella in rame.

La partita è molto complessa e la mossa di Kkr è stata innescata da diversi fattori. Quello più rilevante è il braccio di ferro in corso tra l'ad Luigi Gubitosi e l'azionista di maggioranza Vivendi (23,7%) che aveva convocato, prima di sapere dell'Opa, un cda straordinario (confermato per venerdì prossimo) per rivedere le strategie del gruppo e «sfiduciare» gli attuali vertici: l'ad Luigi Gubitosi e il presidente Salvatore Rossi.

Per Vivendi comunque l'offerta di Kkr «non riflette il valore reale che può esprimere il gruppo» ed è quindi «insufficiente». Secondo gli analisti ci potrebbero essere dei rilanci non solo da parte di Kkr ma anche di altri fondi, quando sarà chiara la posizione del governo su dossier.

Per gli esperti di Jefferies, Tim potrebbe valere anche 0,76 euro ad azione cioè il 50% in più da quanto proposto anche se un tema critico è il debito (21 miliardi). C'è chi, conti alla mano, spiega che separando le varie attività di Tim (rete, cloud, Sparkle a cui si aggiungono le partecipazioni in Inwit e Tim Brasil) il valore della società aumenterebbe fino a 1 euro per azione che è il valore a cui Vivendi ha a bilancio la sua partecipazione. C'è però anche un'altra sfida tra fondi di investimento. Kkr infatti ha già investito in Tim 1,8 miliardi per il 37,5% della rete secondaria mentre gli australiani di Macquarie hanno il 40% dell'infrastruttura rivale, quella di Open Fiber, la cui quota di maggioranza è nelle mani della Cassa Depositi e Prestiti (60%) che ha anche il 10% di Tim. Insomma una serie di intrecci azionari e di sfide al vertice che non piacciono ai sindacati, che temono per i livelli occupazione di Tim che impiega solo in Italia 40mila persone circa. I sindacati dovrebbero incontrare l'azienda il 1 dicembre prima di proclamare un eventuale sciopero, mentre già in settimana è previsto un vertice del comitato governativo chiamato a seguire la vicenda, «composto dagli esponenti di governo titolari delle competenze istituzionali principalmente coinvolte».

Secondo gli analisti comunque le dichiarazioni dell'esecutivo sono al momento favorevoli all'operazione mentre Vivendi, che con la sua quota detiene un potere di veto di fatto sulle operazioni straordinarie, potrebbe essere tentata di negoziare una offerta per uscire dalla società.

Cdp, secondo Equita, accettando l'offerta «eliminerebbe il problema di avere una posizione sia in Tim che in Open Fiber, mantenendo l'opportunità di rilanciare il progetto rete unica, dato che Kkr potrebbe cedere il controllo per il Golden Power».

Commenti