«Tiranti rotti per probabili concause»

Il cedimento degli stralli e le prime ipotesi della commissione ministeriale

Genova A quasi una settimana dal disastro di Genova, costato la vita a 43 persone, proseguono le indagini per chiarire le cause del crollo di ponte Morandi. Dopo la prima fase dei soccorsi se ne è aperta una seconda che riguarda lo sgombero dell'area e la catalogazione del materiale, detriti e macerie, che potranno essere utili a ricostruire la situazione strutturale prima dell'incidente e a dare una spiegazione. Per chiarire eventuali responsabilità andranno verificati anche gli atti che disciplinano la materia e regolano il rapporto tra Stato, ministero delle Infrastrutture e i concessionari di strade e autostrade.

I due monconi, le parti del viadotto sul Polcevera rimaste in piedi, sono già state sequestrate. Ora toccherà alla polizia scientifica, che su indicazione dei periti della procura sta individuando i «pezzi», tra cui quello che resta delle auto precipitate oltre alle stesse macerie del ponte, che potranno rivelare di più sullo stato della struttura. I detriti rimossi e utili all'indagine verranno portati in un'area distinta, selezionati e analizzati.

Intanto la polizia giudiziaria, nell'ambito dell'inchiesta della procura per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, nelle ultime ore ha ascoltato una decina di testimoni, persone che si trovavano in zona Polcevera e che potrebbero fornire elementi utili alla ricostruzione del quadro del disastro: in tre, tra cui due donne, hanno raccontato da diverse prospettive il crollo del ponte e il distacco di uno degli stralli, i tiranti del viadotto.

Ieri pomeriggio la Commissione ispettiva del Mit ha effettuato un sopralluogo nell'area, l'obiettivo è chiarire la dinamica di quanto accaduto martedì scorso. Il crollo potrebbe essere stato determinato da «una serie di concause», non soltanto dalla rottura di uno strallo, ha spiegato Roberto Ferrazza, presidente della Commissione. «La dinamica «non è ancora del tutto chiara - ha aggiunto Ferrazza -, non è chiaro quale sia stato l'innesco ma il ponte non è caduto nella sua proiezione: prima si è storto, poi è caduto».

«Bisognerà lavorare ancora sul posizionamento e ribaltamento delle macerie - ha concluso - considerando che c'è stata una rottura che ha provocato un movimento della struttura non equilibrato».

Secondo quanto riportato dall'Espresso, inoltre, un verbale di riunione tra il ministero delle Infrastrutture, la direzione generale per la vigilanza sulle concessionari autostradali e il provveditorato alle opere pubbliche del Nord Ovest insieme ad Autostrade, dimostrerebbe che fin dallo scorso febbraio era nota la gravità della corrosione dei

tiranti, ridotti del 20%. Nei prossimi giorni si procederà alle verifiche strutturali per far partire la messa in sicurezza dei monconi di ponte Morandi di cui si occuperanno tecnici di Autostrade e consulenti della procura.

VCar

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