La svolta avviata la scorsa settimana sta iniziando ad assumere dei contorni concreti. L'Ucraina potrebbe "riconquistare tutti i territori" perduti, aveva detto Donald Trump dopo l'incontro a New York con Volodymyr Zelensky, durante l'Assemblea Generale dell'Onu. Quanto alla Russia, il tycoon la definiva una "tigre di carta". Un cambio di rotta di 180 gradi rispetto alle prime settimane e mesi della nuova amministrazione Usa, quando il segretario alla Difesa Pete Hegseth, al suo primo incontro con gli alleati europei della Nato, aveva chiarito che Kiev poteva scordarsi di riprendere il controllo della Crimea e delle altre regioni occupate da Mosca dal 2022.
Lo stesso Trump aveva rincarato la dose nel famigerato scontro nello Studio Ovale dello scorso febbraio con l'uomo di Kiev: "Non hai nessuna carta in mano", aveva detto a Zelensky, prima di farlo accompagnare alla porta d'uscita della Casa Bianca.
Nel faccia a faccia nel Palazzo di Vetro, a conferma di come il rapporto sia stato in gran parte ricucito e di come stia montando l'insofferenza di Trump nei confronti di Vladimir Putin, Zelensky si è spinto a chiedere al presidente Usa l'invio di armi a lungo raggio, compresi i missili Tomahawk, che hanno una gittata di 2.400 chilometri. Trump, secondo i retroscena, si era mostrato aperto all'idea. In seguito, era stato il vicepresidente JD Vance a confermare a Fox News che Washington stava valutando la richiesta da parte di Kiev. Ora, è il Wall Street Journal a rivelare che gli Usa forniranno all'Ucraina l'intelligence necessaria per sferrare attacchi missilistici a lungo raggio contro le infrastrutture energetiche russe e hanno invitato gli alleati della Nato a fare altrettanto.
Sebbene gli Stati Uniti - a parte un breve stop imposto dallo stesso Trump - abbiano a lungo supportato gli attacchi missilistici e con droni di Kiev, la condivisione di informazioni di intelligence rappresenta per l'Ucraina una migliore capacità di colpire raffinerie, oleodotti, centrali elettriche e altre infrastrutture strategiche, con l'obiettivo di privare il Cremlino delle entrate derivanti dal petrolio, che sono il principale finanziamento della sua macchina da guerra.
Non solo, la Casa Bianca sta seriamente valutando di fornire a Kiev i Tomahawk chiesti da Zelensky e altri missili a medio raggio come i Barracuda, con una gittata di 800 chilometri. Su quest'ultimo punto, nessuna decisione definitiva è stata ancora presa, ma è da sottolineare che recentemente Washingtonl ha approvato la vendita all'Ucraina di missili aria-aria con una gittata fino a 450 chilometri.
Di nuovo, un cambio di passo rispetto allo stop alle nuove consegne di sistemi missilistici Atacms (Army Tactical Missile Systems) che erano precedentemente state approvate dall'amministrazione Biden; o al processo di autorizzazione che dalla scorsa primavera era stato imposto ai comandi ucraini ogni volta che intendevano utilizzare queste armi.
Il nuovo atteggiamento americano sta innervosendo il Cremlino. La Russia risponderà in modo "appropriato" all'eventuale fornitura all'Ucraina di missili Tomahawk, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Vladimir Putin per il momento evita di attaccare direttamente Trump - "con lui la guerra avrebbe potuto essere evitata", ha affermato ieri il presidente russo durante una riunione al Club Valdai, lusingando l'inquilino della Casa Bianca, che ama passare per pacificatore - e si limita a minacciare e accusare gli europei: "La risposta della Russia alla militarizzazione dell'Europa sarà convincente. Sono gli europei che stanno intensificando il conflitto".