Cultura e Spettacoli

Torna "Caroline", la radio (davvero) pirata

L'emittente bandita 50 anni fa: trasmetteva da una nave per aggirare i divieti

Torna "Caroline", la radio (davvero) pirata

Altro che radio libera... Un tempo, e molto prima di questa, c'era addirittura la «radio pirata». Già perché negli anni Sessanta neppure nella libertaria Gran Bretagna era facile ascoltare il beat e il rock. Sebbene in America, qualche anno prima, i più famosi dj (come Alan Freed, l'uomo che si gloriava di aver inventato il termine rock'n'roll) finivano in galera perché accettavano soldi o regali per mettere in onda certi dischi, la BBC passava in radio solo i dischi dei suoi artisti. E allora, in quel fermento che apriva la strada alla Swingin' London, nacque in Inghilterra Radio Caroline, la mitica radio pirata inglese (che ha ispirato anche il film I Love Radio Rock) che, da una nave, trasmetteva le novità lanciando il blues di Muddy Waters e Howlin' Wolf e il rock dei Beatles, dei Rolling Stones e degli Who.

Romanticherie d'altri tempi? Nel mondo iperveloce del web oggi una cosa del genere sarebbe impensabile. Eppure Radio Caroline tornerà in questi giorni a trasmettere la musica indipendente, questa volta legalmente. Alla guida c'è sempre Ronan O'Rahilly, imprenditore musicale che fondò la radio nel 1964, per ribellione contro il conformismo musicale della radio ufficiale britannica. Ma all'epoca era vietato fondare una radio, così O'rahilly decise di farlo dal mare, fuori dalle acque territoriali. Comprò una grossa nave, la Ross Revenge, ci piazzò sopra gli studi radiofonici e un trasmettitore da 50 kilowatt e navigò a suon di rock nelle acque internazionali, fuori dalla giurisdizione inglese, rivoluzionando già allora il mondo del broadcasting. E Radio Caroline fece il botto immediato, raccogliendo in poche settimane 11 milioni di ascoltatori. Il Governo inglese non la prese bene, e decise di introdurre una nuova legge, il «Marine Broadcasting Offences Act», che proibiva ai cittadini britannici qualsiasi rapporto con le radio pirata, compresi gli investimenti pubblicitari. Ma la bandiera di Radio Caroline continuava a diffondere i suoni dei Pink Floyd e dei primi Dire Straits, trasferendo il suo quartier generale prima in Olanda e poi in Spagna e diventando inafferrabile.

La nave continuò a sfidare la legge fino al 1991, quando un temporale spezzò una catena dell'ancora e la Ross Revenge si incagliò in un banco di sabbia. I dj furono soccorsi da un elicottero della Raf ma la salvezza dell'equipaggio segnò anche la fine della pirateria musicale di O'Rahilly e compagni. Fino ad oggi, perché ora la Ross Revenge torna - più agguerrita che mai - per diventare un punto fermo nella diffusione della musica moderna. Ce la farà ora che il mondo della comunicazione è completamente cambiato? Bisogna dire che alcuni storici dj sono delle vecchie volpi del mondo artistico, come Grant Benson, allora pirata e oggi milanese d'adozione come disc jockey di Radio Number One e amministratore delegato di Radio Montecarlo. Anche lui tornerà dietro ai microfoni sulla nave, ed è entusiasta: «È un'emozione tornare a lavorare per Radio Caroline. Sono passati tanti anni, spero di riuscire ancora a ricordare come si fa lo speaker in inglese». I programmi riprenderanno quindi dalla gloriosa Ross Revenge, completamente rinnovata e restaurata, che trasmetterà dal River Blackwell, nei pressi di Londra. Ci sono voluti cinquant'anni, ma finalmente la bandiera nera del rock può sventolare libera (e legale) all'insegna della buona musica: e potrà essere ascoltata anche in Italia, in streaming, su www.radiocaroline.co.

uk.

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