Le trame di Renzi su Milano Sale Greco, scende Melillo

La corsa per il dopo Bruti Liberati in Procura: il premier tifa per il big di Magistradura democratica. Lotta a due con Nobili

Le trame di Renzi su Milano Sale Greco, scende Melillo

È una partita delicata, quella che si apre a Milano con la corsa (di dieci candidati) per la poltrona di procuratore della Repubblica di Milano, lasciata vacante dal pensionamento di Edmondo Bruti Liberati.E dunque è inevitabile che sia seguita con silenziosa attenzione anche nei palazzi romani, e soprattutto a Palazzo Chigi. Non che il governo «tifi» per qualcuno tra i candidati, si affrettano a precisare negli ambienti del governo, e tanto meno che «lavori» per uno piuttosto che per un altro dei nomi in lizza: la scelta, del resto, spetterà al Csm, dove la Commissione incaricata delle nomine sta già vagliando le candidature. Ma senza dubbio la scelta sarà tutt'altro che indifferente, anche perché la vicenda si intreccia inevitabilmente con le scadenze della politica e con la corsa per Palazzo Marino: la procura milanese ha finora gestito si dice con molto savoir faire le inchieste su Expo, e proprio il commissario di Expo, Giuseppe Sala, sarà il candidato del Pd a Milano. Insomma, anche a Roma si giudica importante che il futuro procuratore rappresenti una linea di «continuità» con Bruti Liberati. Tra i nomi in pole position nelle quotazioni generali, e anche in quelle di Renzi, non risulterebbero però quelli che più vengono avvicinati al governo: il capo gabinetto del ministero della Giustizia Giovanni Melillo e il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, che è stato consulente del governo per la lotta alla mafia e persino candidato Guardasigilli (molti pensano però che fu usato da Renzi solo in funzione di specchietto per le allodole, per convincere Napolitano ad accettare la Mogherini alla Farnesina). L'ipotesi di Gratteri a Milano viene esclusa ai piani alti del Pd. Piuttosto, c'è un tifo discreto per Francesco Greco, che ha collaborato con il governo sul decreto Ilva (fu lui a suggerire di reinvestire nell'azienda di Taranto i soldi sequestrati ai Riva) e che ha due requisiti fondamentali: viene dalla Procura di Milano, e da quasi 40 anni la successione in quel palazzo è stata tutta per linee interne; ed è di Magistratura democratica, come Bruti Liberati. Pur di mantenere il controllo della Procura, Md ha rinunciato a mettere in pista un suo candidato per la guida del Tribunale.

Il secondo nome forte è quello di Alberto Nobili, braccio destro di Bruti Liberati. Meno chance, secondo gli addetti ai lavori, avrebbero invece candidati pur prestigiosi come Ilda Boccassini o il giudice della Corte internazionale Cuno Tarfusser.

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