Mario è veneto, ha 77 anni ed è rinato grazie alle mani d'oro del professor Alessandro Gasbarrini, direttore della Chirurgia vertebrale a indirizzo oncologico e degenerativo del Rizzoli di Bologna che, per la prima volta al mondo, ha eseguito un trapianto di vertebre umane: ora l'uomo cammina a passo spedito e il tumore osseo che lo aveva colpito alla colonna vertebrale è soltanto un ricordo. Eppure sono passati solo poche settimane da quando, a settembre, il «miracolato» si è presentato all'Istituto ortopedico bolognese con alle spalle un intervento al midollo e una diagnosi tremenda fatta a Trento: cordoma, un tumore maligno primitivo della colonna che non perdona.
«Quel signore non si reggeva sulle gambe, aveva dei dolori fortissimi alla schiena e ce lo hanno mandato qui perché siamo uno dei pochi centri di riferimento per questo tipo di intervento alla colonna» racconta il professor Gasbarrini già in tuta chirurgica e in procinto di sparire per l'ennesima volta in sala operatoria. «L'uomo aveva già subito un intervento per decomprimere il midollo ma di fronte alla possibilità di usare della radioterapia i medici si sono fermati perché lo avrebbe paralizzato. E così è arrivato da noi in seconda battuta».
Per un intervento risolutivo. Ma anche rischioso. «Io devo ringraziarlo per la fiducia che mi ha riservato racconta il chirurgo - É stato un pioniere, ha accettato subito nonostante lo avessi messo al corrente dei grandi rischi che correva. Ma dopo 12 ore d'intervento di uno staff di 20 persone, siamo tutti soddisfatti del risultato. É la prima volta che impiantiamo una, anzi due vertebre umane provenienti da un giovane donatore, ma il risultato ci fa ben sperare. Ora servirà un anno per confermare i risultati ottenuti e poi saremo pronti per divulgare la nostra esperienza con una pubblicazione scientifica utile al mondo della medicina».
Gasbarrini, 52 anni e quattro figli, in realtà è già molto conosciuto nel mondo accademico. «Vengo chiamato a congressi in tutto il mondo, Cina compresa. La prima stampa in tre D che abbiamo messo a punto nel nostro ospedale ce l'hanno copiata proprio i cinesi ma poi si sono accorti che non era esattamente la stessa. Così l'hanno cambiata ancora Loro sono bravissimi a copiare ma non hanno fantasia». Gasbarrini riceve pazienti da ogni parte del mondo. Regala una seconda chance a gente senza speranza. Ma il suo traguardo l'ha raggiunto con quel veneto di una certa età aggrappato alla vita, che ha accettato il rischio di emorragia, di paralisi e anche di morte. «Si è fidato di me e per me è stata una grande soddisfazione vederlo camminare dopo tre giorni dall'intervento». L'uomo ha risolto il suo problema in un mese di degenza e ora nel suo corpo non ci sono impianti in titanio o di acciaio che possono far rimbalzare la radioterapia necessaria ad ottimizzare il trapianto. E non ci saranno neppure spiacevoli sorprese. «L'osso non crea problemi di rigetto come altri organi spiega l'esperto inoltre, rispetto alle protesi artificiali, nel tempo non si consuma: vive e muore con te».
Insomma, sostituire tessuto umano con tessuto umano è la cosa ottimale. Fino ad oggi le vertebre sono state sostituite anche con diafisi di femore, quindi un osso proveniente da un altro distretto anatomico, ma con una struttura differente da quella della vertebra e una minore possibilità di integrazione. La vertebra umana invece è la strada naturale e vincente.
Soprattutto per una patologia come il cordoma, tumore primitivo perché non è una metastasi secondaria ma nasce proprio nella colonna. Questo tumore è molto raro, un caso di un milione di abitanti. E il rapporto uomo donna è di due a uno.
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