RomaMontecitorio, provincia del Vietnam. L'attivismo del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si scontra quotidianamente con la guerriglia parlamentare. A farne le spese, molto spesso, sono provvedimenti presentati con enfasi da Palazzo Chigi e poi costretti a lunghe liste d'attesa negli ingorghi dell'Aula e nelle pastoie degli emendamenti.
È il caso del decreto Stadi, pubblicato a fine agosto. Sarebbe dovuto arrivare in Aula la prossima settimana, ma l'attacco concentrico a suon di 130 emendamenti ha suggerito alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia di posticipare di sette giorni la discussione assembleare. Il decreto ha una valenza simbolica, essendo l'ennesima legge che inasprisce le sanzioni per coloro che, individualmente o in gruppo, si rendono protagonisti di episodi di violenza durante le manifestazioni sportive. E, dopo l'accordo tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi per sbloccare le risorse per i contratti delle forze dell'ordine, il percorso sembrava in discesa.
L'iter delle audizioni e la mole degli emendamenti hanno determinato lo slittamento dei tempi. Si va da proposte migliorative minime (come quella del piddino Fiano che chiede alle società di calcio un contributo agli straordinari dei poliziotti in servizio negli stadi) alle guerre sante ideologiche. Ieri, infatti, la Lega Nord ha addirittura convocato una conferenza stampa per annunciare che sul dl Stadi è pronta alle barricate. Il motivo? Il decreto destina 130 milioni di euro al rifinanziamento dell'operazione di controllo delle coste Mare Nostrum, un'iniziativa che il Carroccio intende osteggiare non condividendola.
Un altro caso emblematico è il ddl collegato Ambiente, un testo attuativo della legge di Stabilità 2014. Il provvedimento è stato approvato dalla commissione Ambiente di Montecitorio due settimane fa, ma è stato talmente infarcito di buoni propositi dai deputati piddini e grillini ultraecologisti da registrare una serie di bocciature sia da parte del ministero dell'Economia che dalla stessa commissione Finanze della Camera. In particolare, il ddl istituisce il «Fondo italiano investimenti Green communities» da un miliardo di euro, il 70% dei quali a carico del Tesoro e della Cassa depositi e prestiti (Cdp). I tecnici di Padoan hanno fatto sapere che il provvedimento non è coperto (ergo, non c'è un euro), mentre la commissione Finanze ha rilevato che la partecipazione della Cdp potrebbe essere computata come debito pubblico peggiorando i parametri dell'Italia in sede europea.
Tutta da ridere la questione sull'installazione di raccoglitori ad hoc per mozziconi di sigaretta e chewing gum già masticati. I Comuni dovrebbero finanziare la spesa tramite un incremento delle accise sui tabacchi. Peccato che la stangata sulle bionde sia già oggetto di un decreto legislativo all'esame del Senato. Il risultato? L'approdo in Aula, per ora, è stato ulteriormente rinviato.
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In euro, il finanziamento per istituire il «Fondo italiano
investimenti Green communities». Ma le coperture non ci sono e il relativo ddl è impantanatoGli emendamenti presentati al decreto stadi, che doveva arrivare in Aula la prossima settimana ma la cui discussione è stata posticipata
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