Roma - Ufficialmente il Movimento 5 Stelle, dopo la sua straordinaria affermazione nei ballottaggi, sta cercando di mostrare un volto umano. «Chiedo a tutti i cittadini di starci vicino, di governare con noi queste città», ha subito dichiarato il giovane vicepresidente della Camera nonché aspirante leader, Luigi Di Maio. «Siamo già al lavoro», hanno detto all'unisono Virginia Raggi e Chiara Appendino. «Apriremo gli armadi», ha invece anticipato il deputato torinese Alberto Airola, lasciando presagire cortei di furgoni carichi di faldoni verso le Procure.
Qual è il vero volto dei pentastellati, dunque? Il secondo, quello più giacobino, sembra corrispondere meglio all'immagine del Movimento che dell'«onestà» e della «trasparenza» a tutti i costi ha sempre fatto la propria bandiera. Oltretutto, passando la palla alle Procure i grillini potrebbero giustificare preventivamente eventuali fallimenti. Non è un caso che proprio Raggi abbia immediatamente fatto riferimento a Mafia Capitale. Il processo ha fatto emergere opacità e illegalità diffuse negli appalti ad affidamento diretto (cioè senza gara) nei centri di accoglienza, nei campi rom e nella gestione dei rifiuti. Negli armadi del Comune potrebbe esserci ulteriore materiale da esaminare.
Le sindacature di Raggi e Appendino cominciano, poi, sotto il segno del debito, voragini causate dalle scellerate gestioni piddine. Roma ha un buco di circa 13,5 miliardi sotto gestione commissariale che costa 500 milioni di interessi all'anno (300 milioni dei quali pagati da tutti i contribuenti italiani). Torino ne ha solo (si fa per dire) oltre 3 miliardi. Entrambi i Comuni hanno sottoscritto negli anni scorsi contratti derivati per gestire meglio gli oneri degli interessi, ma i dettagli non sono stati esplicitati. Roma ne ha di recente chiusi sette ma non si sa quanto sia costato.
Analoghi profili di rilevanza penale potrebbero emergere nella gestione delle cosiddette municipalizzate. Atac, l'azienda di trasporto pubblico della Capitale, ha un tasso di assenteismo dell'11%, il più alto in Italia. I dipendenti sono 12mila (poco più di tutte le municipalizzate torinesi) e le assunzioni del passato non sempre sono state regolari. L'attuale dg Rettighieri ha già portato molti faldoni in Tribunale, ma dietro la vittoria di Raggi c'è anche l'essersi posta come più tranquillizzante rispetto alle velleità moralizzatrici dei suoi avversari.
Senza contare il conflitto aperto con i vertici della utility romana Acea dal neosindaco, imitata subito dalla collega Appendino nei confronti dell'omologa torinese Iren. Sono società quotate ed eventuali defenestrazioni potrebbero generare cause di lavoro da parte degli attuali consiglieri. I faldoni che usciranno dal Campidoglio potrebbero essere rimpiazzati da quelli nuovi.
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