Il mandato settennale del presidente Mattarella termina il prossimo 5 febbraio. Trenta giorni prima il presidente della Camera indirà la riunione per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Non ci sono né ci saranno candidati, ma solo eleggibili. In base all'articolo 84 della Costituzione è eleggibile ogni cittadino italiano che abbia compiuto 50 anni e goda dei diritti civili e politici.
Ma effettivamente eleggibili e poi eletti capi dello Stato italiano sono risultati quasi esclusivamente politici di lunga militanza nel sistema dei partiti. Ben undici sul totale dei 12 presidenti della Repubblica eletti dal primo gennaio 1948 ad oggi soddisfano a questa regola. L'unica eccezione è costituita da Carlo Azeglio Ciampi, formalmente indipendente. Ma è un'eccezione più apparente che reale, perché l'area dell'azione politica di Ciampi prima dell'elezione a presidente della Repubblica, sia nell'anno circa in cui è stato presidente del Consiglio (1993-1994), sia nei successivi tre anni (1996-1999) in cui è stato ministro del Tesoro (nei governi Prodi e D'Alema), è stata chiaramente quella di centrosinistra. Inoltre anche i perdenti di rilievo delle varie elezioni sono sempre stati militanti nel sistema dei partiti. Mai i collegi dei grandi elettori hanno seriamente considerato possibile la scelta di esterni, sia pure di altissimo profilo.
Limitare a politici di lungo corso l'eleggibilità a presidente della Repubblica è ben comprensibile. È innanzitutto una apprezzabile manifestazione di rispetto della volontà popolare, perché i politici sono parlamentari che si sono sottoposti più volte con successo al vaglio elettorale, liberamente voluti dai cittadini come propri rappresentanti. Ed è anche una naturale espressione di auto-fiducia della classe politica, convinta della reperibilità al proprio interno di esponenti in grado di sostenere l'alta responsabilità della suprema guida del Paese.
Va poi tenuto presente che nelle elezioni alla presidenza della Repubblica i grandi elettori hanno sempre dedicato grande attenzione alla valutazione della «seniorità» della persona da eleggere. Il termine indica quel complesso di virtù conseguibili dai bravi politici solo in una lunga militanza, nella fase della piena maturità della loro azione: saggezza, equilibrio, conoscenza degli uomini, esperienza del funzionamento della macchina dello Stato, sensibilità sociale, capacità di comunicazione virtù che sono anche una garanzia contro il rischio dell'abuso dei grandi poteri del presidente della Repubblica.
È ragionevole prevedere che anche nella scelta del prossimo presidente della Repubblica gli orientamenti dei grandi elettori saranno quelli delle passate elezioni. Eppure i giornali assai frequentemente danno come eleggibili personalità, pur ragguardevoli, che però non hanno svolto negli anni trascorsi nessuna importante azione politica, o non si sono mai sottoposte ad un vaglio elettorale, o non hanno l'esperienza che deriva dall'aver ricoperto per anni elevate responsabilità di governo.
Si tende a sottovalutare quanto siano ancora validi i criteri di scelta finora seguiti per l'elezione del presidente della Repubblica.di Guido Possa
ingegnere, già parlamentare di Forza Italia per 4 legislature
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.