Tre milioni in piazza per l'Occidente «Parigi è il mondo»

Nella «più grande marcia della storia francese», cinquanta leader camminano fianco a fianco. Manca solo Obama e i media americani si indignano

In marcia. Uniti. Due milioni di persone a Parigi, settecentomila per le strade di Francia «la più grande marcia della storia di Francia» secondo il ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve. «Parigi capitale del mondo. Parigi capitale della libertà», gli fa eco il presidente Francois Hollande. I capi di Stato e di governo, una cinquantina, sfilano, stringendosi gli uni accanto agli altri. Accanto alla gente. Accanto a quella gente che non vanta titoli, né gradi né poltrone ma è lì, da ogni dove, sfidando la paura, le incertezze del domani, per pronunciare in coro il più grande no al terrorismo, alla violenza, al fanatismo religioso. Una folla di persone che scrive una pagina di storia, e in quella folla, in silenzio, anche molti anziani, famiglie con bambini per mano e passeggini. In marcia. Uniti. Per portare solidarietà, affetto e conforto ai familiari, che vengono accolti da un boato della folla e dalle note della Marsigliese, delle 17 vittime degli attacchi terroristici che hanno tenuto in scacco la Francia per 56 ore. Famiglie che piangono gli affetti più cari, che stringono le foto di un marito, di un padre di un fratello e che alzano come tanti, soltanto un foglio sul quale sta scritto «Je suis Charlie». In corteo per trovare la forza, insieme, di uscire da un incubo. La gente ha cominciato a riempire Place de la République già in mattinata. Sulla statua della Marianna in bronzo è stata issata un'enorme matita, diventata il simbolo della difesa della libertà d'espressione dopo l'assalto al giornale Charlie Hebdo.

Poco dopo le 15,30 è partita la marcia. Sul Boulevard Voltaire, intitolato all'uomo che simboleggia l'illuminismo, dietro ai familiari delle vittime s'incamminano Hollande e i cinquanta capi di Stato e di Governo che al loro passaggio raccolgono gli applausi dalle finestre e dai balconi. Alla sinistra del presidente francese il presidente del Mali (dove i militari francesi stanno combattendo al-Qaeda) Ibrahim Boubacar Keita e alla destra la cancelliera tedesca Angela Merkel. Quindi David Cameron e Matteo Renzi. Da una parte e dall'altra il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il presidente dell'Autorità palestinese Abu Mazen, distanti appena pochi metri. Grandi assenti, aspramente criticati dai media statunitensi, il presidente americano Obama, così come il vicepresidente Biden e il segretario di Stato Kerry. Alla marcia repubblicana di Parigi e della Francia, che hanno vissuto il loro 11 Settembre, Obama ha infatti scelto di inviare «solo» il ministro della Giustizia, Eric Holder, in sua rappresentanza.

Toccante l'omaggio alle vittime, lasciate sul campo dalla polizia del Paese, che ha perso tre dei suoi agenti negli attacchi dei terroristi islamici. Allo sfilare delle camionette della polizia sono state infatti innalzate le bandiere francesi ed è scattato l'applauso della folla. Anche Lassana Bathily, il dipendente musulmano eroe del negozio kosher, che ha salvato alcuni dei clienti, nascondendoli nella cella frigorifera nel sotterraneo, ha voluto venire in piazza per partecipare alla marcia in ricordo delle vittime degli attentati. Ad accompagnarlo una delegazione di ebrei. In molti lo hanno riconosciuto e lo hanno applaudito gridandogli: «Bravo! Bravo!».

«Volevate mettere la Francia in ginocchio, l'avete fatta rialzare in piedi», così recitava uno striscione tra la folla della grande marcia.

Tutti uniti, impugnando una sola arma. La stessa arma dei colleghi di Charlie Hebdo: una matita.

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